Messias: “Apprezzo quello che ho, con mia moglie facevamo la spesa con 5 euro in tasca…”

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Intervistato all’interno dell’ultimo episodio di Uefa Champions League Magazine, Junior Messias ha parlato di cosa vuol dire per uno come lui giocare una semifinale di Champions League: dal duro lavoro al sogno realizzato.

Junior Messias

Junior Messias sull’infanzia vissuta in Brasile
“Ero piuttosto brutto da bambino: sapete come sono i ragazzini in Brasile, passavamo il tempo sulla strada ed erano giorni felici per me. Sono nato e cresciuto in una piccola cittadina dove conoscevo tutti. Il calcio era il nostro divertimento e giocavamo in strada dopo la scuola come la maggior parte dei calciatori brasiliani, la mia infanzia è stata così”.

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Sull’arrivo in Italia: dal lavoro duro all’arrivo in Serie A
“All’inizio non è stato facile. Molti pensano che l’Europa sia solo bella vita, abiti firmati e macchine di lusso. Non sono mancati i momenti difficili: una volta io e mia moglie siamo andati a fare la spesa per una settimana con solo 5 euro in tasca. Lavoravo stando in mezzo ai mattoni che dovevo pulire e guadagnavo 20 centesimi per ogni mattone pulito. Era davvero dura. Con il tempo ho cominciato a fare le consegne: avevamo un orario di inizio ma non di fine lavoro. Ha cominciato a farmi male la schiena: non è facile salire le scale con un frigorifero di 150 kg sulla schiena. Oggi apprezzo quello che ho. Molti mi dicono che sono ricco ma io do valore a ogni euro che spendo perché so cosa significa non avere soldi”.

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Sul gol segnato lo scorso anno contro l’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano
“Ho pianto quando ho segnato quel gol: era come se fosse un film. Giocare in Champions è il sogno di ogni bambino e non avrei mai immaginato di segnare nella partita di esordio”.

Junior Messias sulla crescita come calciatore
“Non ho mai giocato in una squadra brasiliana, non sono cresciuto in un club né ho giocato in una academy. Sono venuto in Europa per provare a costruire una carriera. Quando ero in Brasile non sapevo nemmeno di poter lasciare il paese e venire all’estero. Mia zia ha pregato tanto e Dio le ha concesso una visione in cui giocavo in una grande squadra europea”.

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