Sacchi: “Poca logica: Pioli, così è inammissibile! Ma che roba è?”

1 cuore rossonero

Dura critica nei confronti del Milan e di Stefano Pioli dopo la sconfitta con l’Inter per 5-1: questa volta Arrigo Sacchi non le manda a dire

Com’è normale che sia, nei discorsi di tifosi e addetti ai lavori c’è ancora il 5-1 subito dal Milan di Stefano Pioli per mano dell’Inter sabato sera: in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha analizzato cosa non è andato nel quinto derby perso consecutivamente dai rossoneri. Dalla lista degli errori alla presunzione, passando per un piano partita costruito ancora una volta male da Pioli: l’analisi di Inter-Milan dell’ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi.

inter milan sacchi

Cosa non è andato nel derby

«Superficialità, confusione, presunzione. Semplice. In campo c’era una squadra che faceva della modestia e dell’attenzione le qualità principali, l’Inter. E una squadra, il Milan, che pareva leggera, forse persino presuntuosa, confusa, superficiale. Colpa di chi? Di tutti».

«La lista degli errori del Milan è lunga: pressing inesistente, attaccanti quasi mai presenti in fase difensiva, marcature approssimative, squadra lunga, mancanza di collaborazione tra i reparti, poca chiarezza di gioco. Difficile giocare con tre attaccanti se non si fa pressing, direi impossibile. Il Milan era una squadra che aveva undici giocatori sparpagliati sul campo, senza logica e senza organizzazione. Si sperava nello spunto di Leao, nella corsa di Hernandez, nel colpo di testa di Giroud… Ma lo si vuole capire che il calcio è un fatto collettivo, che sono necessari i raddoppi di marcatura, che i reparti devono aiutarsi tra loro e, per farlo, è necessario che siano vicini? Non si può avere una squadra lunga 50 metri come il Milan».

Su Stefano Pioli

«Pioli in confusione? Spero proprio di no, però di certo ha sbagliato partita. Bisogna che lui sia il primo a essere convinto delle cose che fa e poi trasmetta questa convinzione ai giocatori. Nel derby, giocando in quel modo, l’allenatore non ha dato certezze alla squadra. Il Milan, se vuole avere successo, dev’essere un collettivo nel quale tutti partecipano alla fase offensiva e difensiva. Chi è d’accordo con Pioli, bene. E chi non è d’accordo sta fuori».

«Ogni volta che andavano in contropiede, i nerazzurri creavano un’occasione pericolosa. Questo è inammissibile. E le marcature preventive dov’erano? Ripeto: l’atteggiamento dei rossoneri mi è sembrato superficiale. Il proverbio dice che errare humanum est, ma ricordiamoci che perseverare è diabolico. Quindi, su le maniche e tutti al lavoro. Con chiarezza di idee. L’Inter ha vinto perché è stata una squadra compatta, determinata, umile. Ha fatto poche cose, ma chiare e semplici».

«I terzi come mediani in impostazione? Mah… Io ho visto che quando avevano il pallone i rossoneri lanciavano lungo. Ma che roba è? Calabria, da ragazzo, era un centrocampista, però adesso fa da tanto tempo il terzino e allora facciamogli fare quel ruolo senza mandarlo in confusione. Sono favorevole alle novità, denotano una volontà di progresso. Ma prima di tutto ci deve essere la base, il collettivo. Dopo si può pensare alle varianti. Il possesso palla ha abbassato il ritmo, i giocatori non erano posizionati bene e aspettavano il pallone da fermi. Ma il problema principale è che il Milan deve diventare un collettivo e non un insieme di individualità».

«Non ci si deve demoralizzare, ma si deve fare chiarezza. Per primo l’allenatore, che ha già dimostrato di essere una persona intelligente. La lezione può essere utile se allontana la superficialità, il pressapochismo e la presunzione».

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Rassegna Stampa