Intervistato sulle tribune dello stadio Ataturk di Istanbul dalla Gazzetta dello Sport, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di Inter (e Milan) prima della finale di Champions League di questa sera.

Sull’Inter Club Parlamento e sulla semifinale col Milan
«Siamo una squadra bipartisan. Una delle più accanite è l’ex capogruppo del Pd, Simona Malpezzi. L’aver eliminato il Milan toglie a tutti ansia di prestazione, ci rilassa: vogliamo con tutto il cuore la Coppa, ma se andasse male ci siamo risparmiati in partenza gli sfottò milanisti».
Calcio o politica, quale più divisivo?
«La politica, soprattutto a certi livelli, mentre il calcio oltre a dividere ha il potere di cancellare le contrapposizioni. Molti colleghi si stupivano nel vedermi passare tanto tempo con un collega di Rifondazione Comunista, Ramon Mantovani. Eravamo molto amici e nessuno capiva perché: semplice, siamo entrambi interisti… Mattarella interista? Un falso mito, tifa solo Palermo. Recentemente ero invitato al Quirinale, ma ho mandato un vicepresidente: c’era la finale di Coppa Italia quel giorno!».
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Sulla finale organizzata in un paese discusso come la Turchia
«È un segno della sempre crescente influenza che sta avendo la Turchia nelle vicende europee, dall’immigrazione alla guerra in Russia, e ora nello sport. Per alcuni può essere un fatto positivo, per altri meno, ma è sintomo di una crescente centralità. Ma la Champions è anche un banco di prova per la Turchia che sta accogliendo decine di migliaia di cittadini europee per questa partita e deve mostrarsi all’altezza».
Sul percorso dell’Inter
«L’importanza del non arrendersi e superare le difficoltà. Quando sono stato eletto presidente del Senato ho citato una frase di Pertini: “Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza…”. Due mesi fa tutti immaginavamo che sarebbe stato il prossimo allenatore dell’Inter, invece Inzaghi ha lottato, ed eccoci tutti a Istanbul. Ho sempre detto che è uno dei migliori tattici, deve solo acquisire un po’ più di grinta. Non amo definire l’Inter pazza, piuttosto è… dipendente dagli stati d’animo. Abbiamo interrotto questa dipendenza solo con allenatori che con il carisma impedivano agli umori di determinare i risultati. Da Bersellini al Trap, da Conte a Mou è sempre stato così: Inzaghi è diverso, ma sta cambiando e gli ultimi mesi sono stati positivi. Come gestore di esseri umani ha una tecnica diversa: vuole tenere tutti sulla barca, mentre altri tenevano più fermo il bastone del comando».
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