DERBY MILANO – I due eserciti si fronteggiano compatti in attesa dello scontro finale. Dietro gli scudi si affilano le armi per stemperare la tensione che cresce. Qualche sporadico attacco viene lanciato per testare le condizioni dell’avversario ma tutti aspettano il segnale che farà scatenare l’inferno. I generali sbraitano ordini cercando di organizzare al meglio le truppe e farle muovere nella maniera più ordinata possibile per portarle alla vittoria ma i nervi si tendono e l’occhio va allo spazio tra i due schieramenti. Lì si farà la storia, quello sarà il luogo della gloria.

Seconda versione – Siccome siamo convintamente non violenti ed amanti dello sport e dei valori che ad esso dovrebbero sottendere lo riscrivo abbandonando i toni dell’epica.
Le due curve si fronteggiano compatte in attesa dell’inizio della partita. Dietro i fogli di plastica della coreografia si scalda la voce per stemperare la tensione che cresce. Qualche sporadico coro viene lanciato per vedere se la curva opposta è “calda” ma tutti aspettano l’annuncio delle formazioni quando lo stadio esploderà di colore e passione. I responsabili della curva cercano di organizzare al meglio i tifosi in modo che la coreografia inizi e si sviluppi nel modo migliore e sia più bella di quella di fronte ma i nervi si tendono e l’occhio corre al campo dove si giocherà la partita.
Benvenuti al Derby di Milano.
Felicità – Se torno con la mente a tutti i derby che ho vissuto allo stadio posso effettivamente isolare un momento in cui sono realmente felice. Parliamo sempre di sport, chiaro, ma dietro al mio bel pezzettino di “coreo” mentre urlo a squarciagola i canti della mia curva sono realmente felice. Il mio essere milanista si estrinseca a pieno in quei cento minuti in cui difendo la maglia insieme agli undici ragazzi in campo. Il derby è diverso, speciale. È identità, appartenenza e irrazionalità. In quel luogo, magico come solo San Siro sa essere, io sono milanista, lo sono insieme a tutto un popolo e posso impazzire di passione. “Luglio e agosto, interista, sogna sotto l’ombrellone, tricolore, coppe varie, che a settembre il campionato inizierà…”. Cosa c’è di più bello?
La verità, nient’altro che la verità – Se devo dirla fino tutta è l’intera settimana del derby che mi fa impazzire. Sempre col sorriso sulla bocca, si intende, ma a quelli là dico sempre che non parlo con loro, li provoco, li stuzzico. Preparo il terreno e poco mi interessa se saranno loro a vincere! Incasserò e tornerò a prepararmi per la prossima volta. Qui c’è in ballo il ruolo di padroni della città; e non conta nulla se sei di Milano, Cremona, Kuala Lumpur o Buenos Aires perché un serpentone da prendere in giro lo trovi ovunque. Il Derby è la mia partita, quella che sento di più. Mi sono trovato a pensare che, fosse per me, ne giocherei trentotto in una stagione perché voglio vincere due volte: una, come ogni maledetta domenica, per vedere vincere il mio Milan e l’altra per veder perdere loro. È la loro condizione naturale, perché levargliela?
La settimana precedente – In molti la chiamano (scherzosamente) la settimana dell’odio. Per me è la settimana della passione. Adesso si fa sul serio, le chiacchiere “stanno a zero”. Non ci sono Galliani e Berlusconi, Fassone e Mirabelli o Singer e Gazidis che tengano. Non c’è Gattuso o Giampaolo. Non c’è critica al mercato, ai mancati sponsor, al modulo o al giocatore che ti sta sulle scatole. C’è solo il Milan, c’è solo la maglia. È noi contro loro, buoni contro “piangina”, casciavìt contro bauscia. Nella settimana della passione non c’è tempo per i se e per i ma, c’è tempo solo per l’amore per il Milan. Dopo parliamo ma, fino al fischio finale, si va tutti nella stessa direzione e si canta tutti per amore del Milan. Perché ho sempre pensato che dietro quello scudo di plastica colorata io porto ai ragazzi in campo tutto l’amore dei milioni di persone che non possono essere allo stadio. Tutti quelli che ai quattro angoli del pianeta farebbero carte false per essere al posto mio e, magari, nella mattina indonesiana, a Malta o a Montreal si mettono a centinaia dietro ad uno striscione, accendono i fumogeni, cantano come pazzi anche se la voce non si sente attraverso lo schermo della televisione.
Io proverò ad essere la loro voce.
Forza Milan
Photo Credits: AcMilan.com
Pierangelo Rigattieri