Non lo so come finirà questa storia. Dico davvero. So però con certezza che Gonzalo Gerardo Higuain è uno degli attaccanti più forti d’Europa, uno di quelli che al Milan non vedevamo dai tempi di Ibrahimovic.
Gonzalo Higuain: 13 su 35 nel River, 107 su 190 nel Real, 71 su 104 nel Napoli, 40 su 73 nella Juve, uno score devastante. A prescindere dagli 8 gol stagionali e dalle prestazioni altalenanti in rossonero, reputo davvero Higuain uno dei top 10 attaccanti mondiali.
Passo indietro.
Simone Cristao, caporedattore di Radio Rossonera, era a Casa Milan fino a tarda notte quando uscì Leo con Nicolas Higuain, era all’hotel la sera dell’arrivo del Pipita. Ricordo gli scambi di whatsapp: “è arrivato un campione”.
Il pipita in forma splendida, sorridente, magro, asciutto. In presentazione, parole perfette: “Voglio ringraziare la società per il grande sforzo che ha fatto per portarmi qui, questo progetto mi ha motivato molto, a questo punto della mia carriera è una bellissima sfida per me e spero di ripagare tutta la fiducia che mi hanno dimostrato. Arrivo in una squadra con una storia immensa, quando mi hanno detto di venire qui per riportare il Milan dove merita è stato un motivo di orgoglio. Spero di fare al Milan grandissime cose perché è una società che merita di ritornare in alto. Leonardo lo conoscevo e ha inciso tanto nella mia decisione, mi ha convinto la sua onestà e la sua fiducia.”
L’esordio, i primi goal, le esultanze e poi la sfida con la Juve: da li il blackout, completo.
Mal di pancia, mugugni, le continue telefonate di Sarri, quella discussione col mister a Milanello fino alla pace definitiva sancita con l’abbraccio post Goal vittoria con la Spal.
Con quel boato di San Siro, quel gesto di scrollarsi di dosso tutto e poi?
E poi, di nuovo il baratro: “deve prendersi le sue responsabilità, deve pedalare. Non stare dietro alle voci,visto che stai qua, stai qua e fai”. Parole dure, durissime, che suonano come uno schiaffone. Giuste? Sbagliate? Non sta a me giudicarle, ma non tutti hanno apprezzato. Nemmeno il Pipita.
Detto questo, torno all’inizio di questo pezzo, non chiamiamolo Editoriale, che gli editoriali li scrivono quelli bravi, comunque ho aperto dicendo che non so come finirà questa storia. Gli spifferi sono tanti, ma i fatti al momento dicono che Higuain si allena a Milanello, sereno e sorridente. Il fratello a Londra ? Può essere, non lo so. Stanotte su Instagram si è “registrato” a Buenos Aires, ma all’aeroporto.
In moltissimi mi chiedete in Radio e sui social: “Pietro dicci qualcosa, ma Gonzalo cosa fa? Resta? Se ne va?”. Non lo so.
Personalmente sono combattuto, fatico a prendere una posizione: da un lato mi ripeto costantemente “ragazzi, è il Pipita, Gonzalo Higuain, non possiamo perderlo per nulla al mondo, facciamogli una carezza in più” poi ci rifletto a fondo e penso a quei due colori, quella maglia rossonera che forse e ripeto forse Gonzalo non ha ancora compreso cosa sia per davvero. Il Milan, signore e signori, uno dei club che ha vinto di più al mondo, la storia del calcio, una maglia che va onorata e rispettata e forse questo a Higuain andrebbe spiegato.
Ma proviamo a immaginare gli scenari:
Scenario 1
Higuain lascia il Milan.
L’uomo indicato per riportare il Milan in champions, abbandona il progetto dopo soli 4 mesi. Leonardo si ritrova, apparentemente bloccato dal FFP, a 20 giorni dalla fine del mercato, senza il suo bomber titolare e con l’obbligo di sostituirlo per puntare alla champions ma – forse – senza poter spendere e sapendo quindi di prendere un attaccante meno forte.
Scenario 2.
Higuain resta (controvoglia).
Il rischio è di trovarci un Higuain svogliato, nervoso, tipo quello degli ultimi 2 mesi. Ad ogni palla persa un “vaffa”, ad ogni gol sbagliato un muso lungo, ad ogni non vittoria un mugugno. Sareste pronti a sopportarlo?
Scenario 3.
Higuain resta (e con la testa giusta).
Purga la Juve a Gedda, ingrana, fa quello per cui è stato preso: una valanga di goal. E trascina il Milan in Champions.
Scenario 4.
Higuain resta controvoglia ma stringe un patto di ferro con Gattuso e il gruppo.
A giugno poi, sarà quel che sarà, ma visto il rapporto con mister e gruppo resta e collabora, trascinando la squadra con i suoi goal.
A voi la scelta, decidete su cosa scommettere ma concedetemi una nota a margine: se scenario 1 sarà, se – quindi – il giocatore simbolo (per svariate motivazioni, economiche, di prestigio, come nome, caratura) deciderà di mollare il colpo dopo soli 4 mesi , beh, signori abbiamo un problema e anche grave. E la proprietà vorrà delle risposte.
Al post mercato l’ardua sentenza.
PBP
Credits Photo: AcMilan