In un editoriale sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando non ha dubbi su chi tra Milan e Inter partirà favorita per la seconda stella.

“A Milano si rivive in qualche modo la Corsa allo Spazio degli anni Sessanta, quando Usa e Urss sgomitavano per arrivare per primi sulla Luna. Lunedì, al raduno di Milanello, Paolo Maldini ha annunciato ufficialmente il programma rossonero per arrivare alla seconda stella. Ieri ha fatto altrettanto Beppe Marotta, al varo della stagione nerazzurra. Il primo derby stagionale si è giocato a parole e, in attesa di quello di campo del 3 settembre, si prolungherà al mercato, anche attorno al pianeta Dybala. C’è ottimismo in entrambe le basi spaziali, con una comprensibile dose di entusiasmo in più in quella rossonera, per via dello scudetto che ha riempito l’estate di festeggiamenti. Anche l’Inter, che ha smentito i pronostici di ridimensionamento seguiti alle partenze di Conte, Lukaku e Hakimi, si è messa alle spalle una stagione positiva: due trofei (Supercoppa, Coppa Italia) e un secondo posto. Inzaghi ieri lo ha sottolineato generosamente, mentre Marotta ha etichettato l’annata con un aggettivo molto onesto: «dolceamara». L’a.d. nerazzurro non ha nascosto «un po’ di amarezza» per lo scudetto che l’Inter ha sfiorato e poi perso, più per differenza di atteggiamenti che di valori. Il Milan ha saputo gestire meglio le proprie emergenze e ha meritato il titolo per la maggior fame di vittoria nei momenti chiave. In campo, nei derby di campionato e di Coppa Italia, è stata l’Inter a trasmettere la sensazione di superiorità. Tre minuti di Giroud a parte. La sfida spaziale di Marotta parte da qui: ritoccare la squadra in modo da far emergere maggiormente questa superiorità, rimediando alle lacune attuali.”
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“In questo senso l’arrivo di Asllani non è meno importante di quello di Lukaku, perché, senza Sensi, l’Inter ha pagato troppo l’insostituibilità di Brozovic. Inzaghi ieri ha applaudito il ritorno di Lukaku, ma, con convinzione anche maggiore, ha sottolineato i meriti dei «suoi» attaccanti che gli hanno permesso di avere il reparto più prolifico della Serie A. Nell’augurare la Scarpa d’oro a un interista, ha inserito il «suo» Dzeko al fianco della Lu-La. Simone ha ragione, ma se nella palude dei 7 punti in 7 partite, dove s’impantanò il sogno scudetto, quando l’Inter faticava a costruire, avesse potuto aggrapparsi alla corsa lunga di Lukaku, come aveva fatto Conte, probabilmente sarebbe finita in modo diverso. Pur avendo perso tantissimo con Perisic, l’Inter si è già rinforzata tanto con Asllani, Lukaku e Mkhitaryan, che ha una corsa più produttiva di Correa e aiuterà anche le rotazioni in mediana. «L’Inter parte dietro al Milan», dice Inzaghi. Ma solo alla luce dell’ultima classifica. Al momento, al netto del mercato che verrà, come valore tecnico di rosa, l’Inter parte davanti. La qualità in costruzione e rifinitura che il Milan sta cercando sul mercato e che Pioli ha invocato apertamente nella conferenza di lunedì, l’Inter ce l’ha già in casa. E questo è il grande merito di Inzaghi che, grazie al felice innesto di Calhanoglu e a un gioco più dominante e meno codificato di quello di Conte, ha migliorato e reso più spettacolare la manovra. Dybala arricchirebbe ulteriormente le opzioni. Dire che servirebbe più al Milan, dove avrebbe una collocazione più naturale, non significa dedurre che all’Inter non farebbe bene. Da che calcio è calcio, non è ancora nato un campione inutile. Un campione vero, dove lo metti, sta. E decide. Potrebbe essere proprio la Joya a spezzare l’equilibrio nella Corsa Spaziale alla seconda stella.”
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photocredits: acmilan.com