Il designatore Rocchi ha anticipato a Open VAR (DAZN) il tema tocco di mano sul gol di Pulisic in Genoa-Milan: perché è stato convalidato? E il precedente di Udogie?
Anticipando il tema centrale del prossimo appuntamento, il designatore AIA Gianluca Rocchi ha commentato la decisione di Piccinini e del VAR sul gol di Pulisic e il possibile fallo di mano in Genoa-Milan. In attesa di sentire la conversazione tra VAR e arbitro (tra due settimane, a Supertele su DAZN dopo Fiorentina-Empoli), Rocchi ha spiegato perché il gol di Pulisic in Genoa-Milan è stato convalidato, argomentando la sua tesi sulla questione delle immagini e citando il precedente di Udogie di due anni fa (Milan-Udinese 1-1).

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Rocchi commenta il gol di Pulisic in Genoa-Milan
“Ho già ascoltato la conversazione tra arbitro e VAR ed è giusto farlo ascoltare anche a voi alla prossima puntata (tra due settimane, ndr) È andata come mi aspettavo. Da quando abbiamo iniziato questo percorso col protocollo VAR, abbiamo trattato tutta questa tipologia di falli di mano sempre alla stessa maniera: se c’è una certezza televisiva sul tocco di mano si interviene, non possiamo concedere un gol che è stato viziato da un tocco di mano. Se la certezza non c’è nelle immagini, tutti gli episodi vengono e sono stati trattati alla stessa maniera. Mi rendo conto, perché non sono nato ieri e sono uno che è stato in campo tantissimo, che sia difficile accettare la decisione sul gol di Pulisic perché lascia dubbi, come li ha lasciati a noi. Ripeto: non sarei stupido a dire il contrario, ma l’importante è che chi opera al monitor VAR, e ci tengo a dirlo, cerchi la verità fino in fondo scrupolosamente e meticolosamente. Se non si arriva a un punto in cui la verità è al 100%, allora bisogna lasciare la decisione del campo”.
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Il precedente: Udogie in Milan-Udinese
“Anche nel caso del gol di Udogie in Milan-Udinese, un caso molto complesso, sul momento la polemica fu comprensibile, ma il ragionamento che abbiamo fatto questa sera fu lo stesso che facemmo quella sera: abbiamo sempre lavorato in una unica direzione cercando la verità, laddove non trovi la verità non puoi andare a sensazione. Perché oggi, decidere al monitor a sensazione, potrebbe essere pericoloso. Se si arriverà mai a privilegiare l’ipotesi più vicina alla verità? Il problema è sempre la filosofia con cui intendi la tecnologia. La tecnologia, secondo me, nasce in supporto al calcio laddove l’arbitro faccia un errore chiaro. Ho avuto tre casi, questa settimana, in cui la tecnologia ci ha dato una mano. A Empoli avremmo dato un rigore, avremmo perso il rigore di Inter-Bologna e non avremmo convalidato il gol nel derby ieri della Juventus. Erano casi chiari. Laddove l’immagine che la tecnologia ti offre non è chiara, io credo che sia giusto continuare a basarsi sulla decisione del campo. Dico questo perché il calcio non è una scienza esatta, lo dice la storia, e finché non hai l’elemento esatto che ti garantisce il 100% devi continuare a prendere la decisione che sceglie l’arbitro sul terreno di gioco. Per questo spingiamo così tanto per arbitri che decidono”.
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Il protocollo
“Una OFR in più? Considerate che mandare un arbitro al monitor è un momento molto complesso, psicologicamente anche difficile. L’arbitro deve andare al monitor con la certezza: se tu mandi un arbitro al monitor senza una certezza lo metti in difficoltà, non gli risolvi un problema ma gliene crei uno ulteriormente. Questo è il motivo per il quale tendenzialmente quando i ragazzi mandano al monitor i colleghi lo fanno perché sono sicuri di quello che hanno visto. Noi non abbiamo la verità, io non voglio convincervi che noi arbitri siamo nel giusto al 100%. Vi sto dicendo come operiamo, qual è la metodologia di lavoro, per farvi capire la linea che seguiamo. Poi a fine stagione troviamo le somme e cerchiamo di migliorare laddove abbiamo sbagliato”.
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