Le prestazioni del nazionale ivoriano hanno lasciato tutti a bocca aperta: dalle panchine alle prime partite con mister Pioli alla titolarità indiscussa, il numero 79 rossonero è ormai un punto di riferimento in campo e fuori per i propri compagni.
Ecco gli step del percorso di crescita del “Presidente”.
“Devo ringraziare Pioli perché è riuscito a dare tutto a questa squadra. Adesso mentalmente stiamo bene e in campo si vede: tutti lottano su ogni palla, è questo che ti dà la vittoria ogni partita. Non siamo ancora una big, dobbiamo continuare su questa squadra e lavorare senza montarci la testa, con questo spirito giusto fino alla fine. Mi chiamano il Presidente perché sono il capo qui (ride, ndr).”
È da queste parole del post Crotone – Milan che occorre partire per parlare del cambiamento di Franck, dalle parole di un uomo appena uscito dal campo con il suo rigore numero nove su dieci calciati da quando è a Milano, che ha appena corso per due, lottato per tre con lucidità, abnegazione e determinazione, facendo scordare al proprio corpo le fatiche di coppa di 72 ore prima, quando aveva finito praticamente ko insieme a tutta la squadra, in quel giovedì di Europa League, con mezzo pantaloncino alzato come suo personale segnale di stanchezza.
Sì, perché è nelle sue dichiarazioni che si ritrova l’evoluzione “graduale” di un calciatore giunto alla propria quarta stagione in rossonero.
CAPITOLO 1: IL PRETORIANO
Franck Yannick Kessiè arriva a Milanello nell’estate 2017, un’estate caldissima per i tifosi milanisti soprattutto, che pensano di poter tornare a sognare in grande. Ad essere rovente più di qualsiasi cosa però, è l’asse Bergamo-Milano, che vede i trasferimenti di “The Tank” (appena diventato il più giovane centrocampista ad aver raggiunto quota 6 reti nei top 5 campionati europei) ed Andrea Conti (reduce da una stagione realizzativamente e prestazionalmente mostruosa sulla fascia destra atalantina) alla compagine milanese.
Esordio in campionato proprio a Crotone, contro i calabresi al secondo anno di A. Domina fisicamente ed atleticamente, nonostante dia l’impressione di non essere nemmeno al 50% del proprio potenziale e che possa supportare da solo un centrocampo di palleggiatori.
Ebbene, farà 54 partite con il Milan quella stagione, con una spia accesa e due polmoni che va beh, si capisce, non sono come quelli dei comuni mortali, ma qualcosa di extraterrestre a tratti.
Franck corre, recupera, segna, combatte prima per Vincenzo Montella, poi per Gennaro Gattuso, che quella stagione e quella dopo dirà spesso: “Kessié non è come me, lui è più forte, perchè ha i piedi buoni e può segnare molto più di me, può fare molto più di adesso”. Ed in effetti, a volte, resta l’impressione di vederlo andare a vuoto, sprecare fiato e lucidità senza gestire il proprio fiato in modo intelligente, senza usare la palla con metodo e lucidità.
Nessun allenatore può fare a meno del numero 79, sia esso mezz’ala o davanti la difesa, nei due oppure nei tre, stanco oppure fresco.Lui è il primo che scrivono quando disegnano la formazione, è il primo a cui pensano quando c’è da schierare il centrocampo. Proprio lui, che fino qualche anno prima aveva fatto il centrale.
Cinquantaquattro partite.
Su cinquantasette.
Numeri esorbitanti per un giocatore di movimento. Franck è un pretoriano nei primi due anni di Milan, è indispensabile per il suo allenatore, impossibile privarsene. Franck è un giovane a cui si chiede di correre per tre, che sembra non potersi fermare a ragionare in campo perché è il compito designato per altri giocatori, lui che prende applausi ma anche tante critiche. Franck ha tempo di pensare soltanto quando è sul dischetto, perchè è lui il rigorista.
Ma a volte sembra che non gli si possa perdonare niente, forse perché si vede tanto talento sotto a quel cuore gigante. Due episodi non aiutano questo processo: la rissa sfiorata nel derby con Lucas Biglia in panchina e la goliardia nel gesto con Bakayoko nel post Milan-Lazio dove, dopo aver deciso la partita, sbeffeggia Acerbi mostrando la sua maglia ai tifosi, riferendosi a frasi pronunciate dal centrale biancoceleste qualche giorno prima.
CAPITOLO 2: IL SENATORE
Al suo terzo anno in maglia rossonera, l’ivoriano è uno dei calciatori che nello spogliatoio ha ormai la più lunga permanenza, dal momento che molti dei giocatori presenti nella rosa se ne sono ormai andati oppure si trovano ai margini del progettto tecnico. A questo si aggiunge il fatto che Franck è titolare inamovibile, con il traguardo delle 100 presenze che viene tagliato alla quarta giornata della stagione 2019/2020, dopo sostanzialmente 25 mesi dalla sua firma a Casa Milan.
Numeri impressionanti, che fungono da acceleratore di crescita ed impongono una maturazione del calciatore e dell’uomo più rapida di quella che sarebbe stata richiesta ad altri, dimenticandosi la carta d’identità del centrocampista ex Atalanta, che recita 19 dicembre 1996.
Voci di mercato lo vorrebbero lontano dai colori del diavolo, con sirene inglesi che riecheggiano durante l’agosto italiano. I suoi atteggiamenti del finale di stagione, alcune prestazioni, presunti ritardi e comportamenti non professionali che alcuni dicono avesse tenuto… questi i motivi che si ipotizzavano potessero portarlo via dalla Serie A.
Invece rimane.
A 22 anni, Kessié è già un senatore per presenze in campo e capacità di legare con i propri compagni, con lo spogliatoio.
Lo è come il suo amico Hakan, arrivato nella sua stessa sessione di calciomercato, lo è come quel portierone di nome Gigio, che di candeline ne ha spente 20 nel gennaio 2019, lo è come capitan Romagnoli. Tutti vogliono bene a Franck, che però inizia la stagione sommando prestazioni negative e raggiungendo il proprio picco soltanto alla realizzazione del rigore che consegna la vittoria del Milan a Genova e sembra poter salvare la panchina a mister Giampaolo, con una svolta apparentemente dietro l’angolo.
Invece quella sarà l’ultima rete con quell’allenatore sulla panchina, proprio lui che, dopo essersene privato ad inizio campionato, dichiarò quanto fosse essenziale avere un calciatore come il 79 nel proprio undici.
Arriva Stefano Pioli sulla panchina di San Siro per la partita contro il Lecce, Franck non brilla: “Kessié doveva dare una mano in impostazione a Biglia”. Viene confermato le successive due partite, ma contro la Lazio il mister decide di escluderlo dallo schieramento iniziale per dare spazio a Rade Krunic, apparso in crescita nelle ultime uscite.
Ci sono delle incomprensioni tattiche e tecniche alla base di questa scelta, incomprensioni che lo tengono fuori tre partite, salvo poi vedere la sua reintegrazione nello scacchiere tattico del tecnico di Parma e barlumi di una crescita graduale.
CAPITOLO 3: IL PRESIDENTE
Anno domini 2020.
Scende a Milanello dalle terre scandinave una presenza già vista nove anni e mezzo prima, ma di cui gruppi di persone con una fede comune avevano sempre sognato il ritorno: quella presenza risponde al nome di Zlatan.
Nel giro di 10 giorni esordisce con la maglia numero 21, porta la squadra al cambio di modulo e di stile di gioco.
Franck Kessié torna a giocare a due in mezzo al campo insieme a Bennacer. Il duopolio africano in mezzo al campo diventa ben presto cosa certa, consolidata, utile e piacevole alla vista. The Tank cambia il proprio stile di corsa, la porzione di campo da coprire e riesce così ad essere più lucido nei momenti cruciali della partita.
È la svolta: diventa più maturo dentro e fuori dal campo, diviene definitivamente leader del centrocampo ed acquisisce ancora più fiducia e carisma all’interno dello spogliatoio.
I compagni lo chiamano il Presidente, e mai titolo fu così adatto come in questo momento della sua carriera.
Il girone di ritorno mostra un giocatore dominante, in crescita costante dal punto di vista tattico, fisico e tecnico, insostituibile in ogni attimo del match.
Un girone dopo l’arrivo di Pioli, lo stesso allenatore ha detto di lui: “C’è stato qualche problema all’inizio, ma ci siam capiti ed ora Kessié è indispensabile. È sempre positivo, anche nei momenti di difficoltà della gara: i compagni glielo riconoscono”.
Le partite contro Roma, Lazio, Juve e Parma sono la consacrazione definitiva della crescita del nazionale ivoriano: Franck copre una porzione di campo inferiore rispetto in precedenza, con un posizionamento sempre corretto verso la palla e l’avversario che gli permette di vedere il gioco, avere maggior freschezza fisica e mentale ed incidere attraverso i propri mezzi e le proprie idee.
I meccanismi tattici lo vedono inserito alla perfezione e rilevano una brillantezza nelle scelte di campo non indifferente ed assai apprezzabile day by day.
Dopo la seconda giornata risulta addirittura il miglior dribblatore della Serie A (fonte Kickest).
Al via della stagione attuale, la prima dopo 7 anni all’insegna della continuità tecnica e societaria, egli è un punto fermo dell’AC Milan e dei propri tifosi, che hanno in lui una garanzia in campo dopo anni di alti e bassi. Il suo 2020 è stato finire semplicemente esaltante, a tratti sublime, tanto che definirlo oggi uno dei migliori centrocampisti del panorama italiano non solo diventa possibile, ma quasi doveroso.
Le dichiarazioni che hanno aperto questa disamina sul “Presidente” sono giustificate da questo suo percorso, chiudendo un cerchio, ed acquisiscono in tal senso un valore ben più grande di quello di un semplice virgolettato del dopo partita.
Ringrazia l’allenatore, con cui ha avuto un rapporto inizialmente non positivo ed ora di reciproco e profondo rispetto, con un mutuo riconoscimento della bontà del lavoro svolto; parla da leader e parla di “squadra”, non di singoli, indicando la via attraverso cui ottenere i risultati, ossia lottando; ha acquisito ulteriore consapevolezza, anche nelle dichiarazioni pubbliche: non siamo una big, non ancora, quindi pazienza e lavorare duro che la strada è tracciata ma ancora lunga; dimostra di essere benvoluto da tutti, soprattutto grazie all’equilibrio fra impegno costante e grandissima simpatia, dentro e fuori dal campo da gioco.
Da Crotone 2017 a Crotone 2020, dal suo primo goal con la maglia del Diavolo all’ultimo in linea temporale, da un calcio di rigore dello 0–1 ad un altro rigore che ha sbloccato il match.
Same story, different Franck.
Emanuele Frigerio
pic credit: acmilan.com
