Nei giorni dell’anniversario del colpo di scena più sorprendente degli ultimi anni, ovvero la splendida impresa delle Azzurre nei Mondiali Femminili di Francia 2019, un altro tipo di rivelazione coinvolge il calcio italiano: la Serie A femminile non ripartirà.
A deciderlo il Consiglio Federale FIGC, chiamato a stabilire il da farsi all’interno di un contesto molto controverso per differenti volontà di squadre e giocatrici: «Squadre frammentate, calciatrici non hanno mostrato unione nel voler ricominciare» ha dichiarato Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Calcio Femminile.
Il bilancio tra volontà di stop e ripartenza cadeva infatti nettamente a favore del primo, con una minoranza di sole 4 squadre desiderose di riprendere il campionato interrotto e disputare le poche partite rimaste da giocare. Nella stessa mattinata di lunedì 8 giugno tutte le giocatrici di Serie A avevano avuto modo di esprimersi attraverso una lettera in cui, a nome di tutte, venivano specificati tutti quei principi che facevano – e fanno tuttora – parte della base comune di accordo: no a playoff e playout («o scendiamo tutte in campo o non ci scende nessuna»), necessità di riforme al sistema, maggiori tutele per far fronte alle fragilità strutturali, avvicinamento al professionismo.
La decisione di non riprendere il campionato non è dunque imputabile ad una presa di posizione pro o contro atlete, pro o contro società, proprio per quanto espresso dalle calciatrici in chiusura della lettera: «Come sempre fatto, non ci esprimiamo in merito alla prosecuzione o meno di questa stagione. Siamo consapevoli che potrebbe essere per noi un’opportunità riprendere, ma crediamo anche che l’opportunità vera emersa in questi mesi, o forse una necessità non più procrastinabile, sia quella di spingere verso l’alto questo sistema, facendolo crescere e mettendo le giuste basi per elevarci come calciatrici, assieme ai nostri club e alla nostra federazione, per dare sostanza e risorse vere a questo pezzo di calcio che già a livello d’immagine è nel cuore di molti».
Ecco dunque l’epilogo della stagione 2019/2020, che ha lasciato di stucco alcuni club, tra cui proprio il Milan femminile: Juventus Women prima in classifica ma non vincitrice dello scudetto, titolo non assegnato, Fiorentina seconda in classifica davanti al Milan, e dunque in Champions League, grazie all’algoritmo. Orobica e Tavagnacco retrocesse, Napoli e San Marino promosse in Serie A.
Tanto si è letto e tanto si è detto su quale colossale passo indietro sia questa decisione per il calcio femminile italiano, sorte quasi ironica nell’anno che avrebbe dovuto invece sancire l’affermazione dell’intero movimento dopo il boom dei mondiali femminili di appunto un anno fa.
Certo, la decisione di chiudere le porte alla ripresa del campionato – dopo la dichiarazione di un fondo a disposizione delle squadre per concludere le gare rimanenti – suona discordante rispetto all’impegno dedicato alla ripresa della Serie A maschile, pronta a ripartire a giorni, ma al netto della decisione presa dal Consiglio Federale FIGC è complesso dare un giudizio univoco sulla bontà o meno della scelta. Si può definire un “passo indietro per il calcio femminile” una scelta basata sulla fragilità di un sistema che sicuramente avrebbe trovato molte difficoltà se messo di fronte alla disposizione di riprendere allenamenti e campionato, con tutte le necessità della messa in sicurezza delle strutture? Anche la decisione opposta avrebbe suscitato sicuramente controversie, poiché sarebbe stata espressione della volontà di sole 4 squadre su 12, dunque una netta minoranza, senza contare gli stessi fronti interni delle giocatrici non pienamente convinte di avere sufficienti tutele per permettere di scendere in campo senza preoccupazioni.
Ora, al netto delle polemiche già sorte intorno alla scelta espressa dal Consiglio Federale, il da farsi si focalizza necessariamente in un’unica direzione: concentrarsi su ciò che sarà la Serie A femminile 2020/21, cercando di “spingere verso l’alto questo sistema“ quando ormai i tempi sembrano essere maturi.
Photo credits: acmilan.com
Lucia Pirola

Dalla FIGC stop alla Serie A femminile. Vale chiamarlo "passo indietro"?
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