il 02/08/2023 alle 18:03

Nazionale, l’ex Milan Evani contro Bonucci? La ricostruzione

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Alla base dell’addio dell’ex Milan Evani dalla Nazionale alcune divergenze con il CT Mancini riguardo la convocazione del centrale bianconero e non solo.

Emergono nuove indiscrezioni sull’addio dell’ex Milan Chicco Evani dalla Nazionale di calcio italiana. Il vice di Roberto Mancini ha lasciato il proprio incarico per scelta propria, come aveva raccontato lui stesso in un’intervista di qualche giorno fa. Tuttavia, stanno circolando alcune voci sulle motivazioni che hanno spinto Evani, ex Milan, a prendere questa decisione.

evani milan

L’indiscrezione sulla separazione

Nella sua edizione odierna, Il Giornale titola con “L’ingombrante Bonucci dietro lo strappo tra Mancini ed Evani” per approfondire i clamorosi retroscena dell’addio del vice di Roberto Mancini, Alberico Evani, dalla Nazionale maggiore di calcio. Dopo 13 anni di Italia e 5 da secondo del c.t. azzurro infatti, “Chicco” ha salutato Coverciano: alla base della separazione ci sarebbero state delle divergenze di opinioni proprio con Mancini. Durante l’ultima convocazione stagionale della Nazionale in vista delle due sfide di Nations League di giugno, c’è stata come al solito una riunione interna allo staff per valutare i tagli dopo il pre-raduno in Sardegna. In quella circostanza, riporta il quotidiano, Evani avrebbe espresso le proprie perplessità sull’utilità di confermare Leonardo Bonucci e di rinunciare a Manuel Locatelli. Oltre a lui, anche parte del gruppo dei calciatori sarebbe rimasto sorpreso della presenza del centrale juventino in rosa. Ragion per cui l’ex Milan ha deciso di abbandonare l’incarico.

Le parole di Evani sull’addio alla Nazionale

Solo pochi giorni fa, lo stesso Evani aveva parlato alla Gazzetta dello Sport del suo addio ai colori azzurri: “Mi ha telefonato Roberto Mancini, mi ha spiegato che la Federazione voleva cambiare e intendevano propormi la Nazionale femminile. Qualche giorno fa ho chiamato il segretario Vladovich per chiudere ufficialmente il rapporto. Lì è venuta fuori la proposta dell’Under 20. Mi sono preso un giorno per riflettere e poi ho detto no grazie. Non potevo tornare indietro. Mi sono convinto che era l’ora di cambiare. Dovevo farlo prima, dopo l’Europeo. Era il tempo giusto. Me lo diceva anche mio fratello. Ma sentivo di poter essere ancora utile. Non è facile lasciare un posto dove sei stato bene. Amareggiato? No, la Federcalcio ha il legittimo diritto di cambiare. Credo che si voglia dare una scossa di novità, come nel ‘18, e ripartire con tanti giovani bravi. Ci sta. Potevano essere gestiti meglio i tempi. A ridosso della scadenza del contratto, sentivo Lombardo, Salsano… e ci chiedevamo: “Perché non si muove nessuno?” Ora che le squadre sono già fatte, è difficile ricevere proposte di lavoro. Potevano comunicarlo prima, la decisione l’avevano presa da tempo. Ora aspetto un buon progetto per ripartire. Anche in B, anche in un club che punti sui giovani. Ci lavoro da una vita. Non mi sono mai sentito un secondo, anche se l’ho fatto per qualche anno. Non avessi avuto esperienza e attitudini da primo allenatore, avrei avuto più imbarazzi a sostituire Roberto quando è stato male. Me lo ha riconosciuto anche Viscidi facendomi i complimenti. Ho alle spalle 10 anni nelle giovanili del Milan, 13 a Coverciano e uno in C con il San Marino. È il momento di una strada nuova”.

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