Nuovo appuntamento con Filo Rossonero, il secondo dopo la sconfitta di Udine. Carlo Pellegatti oggi ha parlato soprattutto di Luis Enrique e dell’obiettivo qualificazione in Champions League.

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Quanta possibilità c’è di vedere Luis Enrique sulla panchina del Milan in caso di addio di Pioli a fine stagione? “Dipende da mille fattori. Prima cosa, Massara è molto attento ai rapporti e rispettoso dei ruoli. Al limite, se ci fosse la decisione di altri, conoscendo il tecnico spagnolo potrebbe dare la sua opinione. Già portare via il mio amico Stefano Pioli però mi sembra un filino prematuro… Bisogna vedere come andrà il campionato. È un gioco nelle due settimane in cui non c’è nulla (per la sosta nazionali, ndr). Potrebbe essere un nome, ma la domanda è sempre: quanto costa? Il Milan non spende 7 o 8 milioni per l’allenatore”.
Poi, Pellegatti si sofferma sullo spagnolo: “Luis Enrique è un nome interessante. Non lo conosco, se non come allenatore della Spagna ed ex Roma, però la prima volta che mi capiterà di parlare con il Milan chiederò quali siano le opinioni su di lui. È un nome internazionale, certamente non ci sono in giro tanti tecnici di statura internazionale. E quindi potrebbe essere un profilo interessante. Ipotizzando e conoscendo la filosofia della proprietà, è più facile che si vada un allenatore di quel genere piuttosto che su un italiano”.
I tifosi chiedono, eventualmente, un salto di qualità… “Sono gli stessi che lo chiedevano dopo il passaggio del turno con il Tottenham? E soprattutto, questo salto te lo garantisce l’allenatore? C’è sempre il rischio di fare il salto all’indietro, perché poi perde due partite… Io, per esempio, ho sempre detto che volevo Rangnick: era un rivoluzionario, catalizzava grandi intuizioni per il mercato. Poi, però, per fortuna Gazidis ha puntato su Pioli. Non ci sono mai certezze”.
Sembra che il Milan giochi senza la paura di non qualificarsi per la Champions, sei d’accordo? Pellegatti risponde così: “È un discorso che interessa molto alla società, però a volte è difficile e complicato lottare per un traguardo che non è un primo posto. Il vero Milan, come abbiamo visto in Champions e con l’Atalanta, ha bisogno di questi stimoli: è un dato di fatto”.
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