Nuova puntata, la seconda della settimana, di Filo Rossonero. A Carlo Pellegatti oggi tre domande incentrate sull’arbitraggio di Milan-Chelsea e sulla gara in generale. Occhio di riguardo anche ad Hellas Verona-Milan.

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Secondo te il Milan, come società, ha fatto bene a non parlare dopo la partita di ieri? “A me le scene isteriche, molto mediatiche, a fine partita non piacciono. Io mi auguro che Paolo Maldini, Ivan Gazidis e la proprietà si siano fatti sentire dove dovevano farsi sentire. Il Milan deve farsi sentire lì. Quando interviene Maldini è per un caso eclatante. Anche ieri lo era, ma parliamoci chiaro: il disastro c’era già stato in Arsenal-Milan e in Manchester United-Milan, giocate ben prima della nascita della Super League. Non credo né che sia legato a questo discorso né che ci sia un complotto contro i rossoneri. Non ci voglio credere, cosa avrebbe fatto il Milan? È stato punito e ha pagato per il FFP… La rabbia di ieri è indubbiamente per l’arbitro, Tomori ha semplicemente messo una mano sulla spalla di Mount cercando di disturbarlo nell’azione. Parliamo di un giocatore che è comunque arrivato alla conclusione, quindi l’arbitro in questi casi fa proseguire. La mia grande rabbia, però, è perché ieri volevo capire quale fosse la crescita del Milan a livello europeo. Dopo questa partita, non l’ho ancora verificata, perché in questa Champions League: male la partita di Londra, malino a Salisburgo e bene con la Dinamo. Ma ieri è senza giudizio. Indipendentemente dalla rabbia per il rigore, questo resta il più grande rammarico”.
Eppure il Milan non aveva iniziato male… “Il Chelsea è una squadra fatta di grandi individualità. Ma un buon Milan avrebbe potuto metterla in difficoltà. Fra gli altri dispiaceri c’è anche l’errore di Giroud. Era un colpo di testa molto facile per un giocatore come lui… Magari con l’1-1 i rossoneri sarebbero stati più compatti e i Blues più nervosi. A loro il pareggio sarebbe anche andato bene, oltretutto. Un’altra cosa che si aggiunge oltre alla grande rabbia del rigore e il rammarico di cui parlavo”.
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In cosa deve migliorare il Milan in Europa? “Forse la personalità, l’abitudine di tanti giocatori a disputare queste partite. Theo Hernandez per esempio, è devastante in Italia ma contro James ha fatto fatica. Arrivare a quarti e ottavi è per la crescita futura di questi giocatori, che adesso devono salire di livello. Anche Rebic non è un habitué della Champions League… Lo stesso Leao in Europa non è ancora così devastante come in Italia. Su 4 partite in 3 non è stato brillantissimo per vari motivi. Salisburgo e Dinamo Zagabria non appartengono all’élite della Champions League, ma il Milan sì e deve vincere. In Italia è due anni e mezzo che vince, in Europa no. È un percorso un po’ tortuoso in tanti sensi”.
Chi può riposare domenica a Verona? “Quando si gioca il martedì per la domenica sera di solito hai recuperato bene. Posso immaginare Pobega per Tonali, anche se io non l’ho mai visto stanco. Bisogna anche filosoficamente cosa vuole fare, se tornare al 4-2-3-1 o no. Giroud sicuramente lo farei riposare, ma chi dei due tra Rebic e Origi? Ci fidiamo del belga? Valgono tre punti come con la Juventus, perché se domenica pareggi non è servito battere i bianconeri. Non credo ci saranno mille cambi, magari uno a centrocampo. La difesa è quella lì e non cambia”.
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