Lunch Press con Filippo Galli. Torna insistentemente il nome di Hachim Ziyech che al Mondiale sta facendo bene ma al Chelsea sta trovando pochissimo spazio. Prestito subito e riscatto fissato a 15 milioni: si lavora.

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Sui Mondiali, chi ti ha impressionato di più? “Li sto seguendo, non tutte le partite ovviamente. A me piace da sempre il modo di giocare della Spagna. Poi ieri sera è stato bello così, bene che anche la Germania possa recuperare. Il Mondiale vive sulla tradizione di queste grandi squadre, nonostante le sorprese”.
Il movimento calcio sta cambiando a livello mondiale? “L’Iran è un movimento calcistico molto interessante, anche se quel che sta succedendo in quel Paese non dobbiamo dimenticarlo. Propone un bel calcio, Queiroz è stato richiamato e ha fatto la storia nel recente passato. Con la globalizzazione si muovono allenatori e idee, quindi si fa calcio a tutte le latitudini. Paesi che prima non riuscivano a proporre ora lo fanno in modo interessante, poi alcuni ci mettono meno rispetto ad altri. Poi il Mondiale non è un campionato, tutto succede in poche partite e non sempre i veri valori vengono fuori”.
Sul suo approccio e la visione del calcio: “Ci sono persone che mi hanno guidato nel mio percorso professionale di crescita e mi hanno fatto rivedere alcuni processi che ho vissuto nella mia esperienza da calciatore. Ho cercato di riproporli al Milan e poi anche successivamente. Fare filosofia a volte è rischioso, ma è importante: è porsi delle domande cercando di dare delle risposte. Ho aperto questo blog (filippogalli.com) facendo focus un po’ particolari. Prossimamente porterò qualcosa che riguarda il 2009 di quando io ero all’inizio come responsabile del settore giovanile. Ci sono cose che mi inorridiscono, ma le metterò per onestà intellettuale e per far capire che poi c’è un percorso: è bello per questo”.
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Sulla complessità del calcio, che ritorna spesso nel suo blog: “Sono in pochi a poter dire che il calcio è semplice, ne cito un paio: Ancelotti e Guardiola. Se hai tante conoscenze riesci a semplificare il complesso. Io non sono in grado di dire che è uno sport semplice. Soltanto per battere una palla ferma, una punizione con la barriera per esempio, il nostro cervello deve prendere un sacco di informazioni. Se tutte le informazioni le metti all’interno della dinamica del gioco, tutto questo determina una complessità incredibile. Poi il calcio porta dei risvolti sociali enormi”.
Poi, Filippo Galli commenta la telecronaca di Lele Adani in Argentina-Messico, molto criticata: “Io sto dalla parte di Adani, non perché abbia giocato con me nel Brescia, ma perché lo ritengo un professionista esemplare. A volte può andare sopra le righe, come si suole dire, però ha una preparazione e una competenza incredibili. Ogni tanto su RaiPlay vedo le partite, e c’è la possibilità di passare dalla telecamera normale a quella tattica. Quando c’è Adani, non c’è bisogno di cambiare, perché lui riesce a regalarti la comprensione di quel che sta accadendo lì tra le due squadre, anche se non tutti i giocatori sono ripresi nello stesso momento. E questo per me è un valore aggiunto. Molto meglio lui rispetto a chi, e non parlo delle seconde voci, a volte prende in giro o dileggia il giocatore o la squadra che è più scarsa dell’altra. Io vorrei sempre una seconda voce competente e la ritrovo in Adani, come anche in altri ovviamente. Con lui siamo sicuramente all’apice”.
Su Maradona-Messi: “Io sono un boomer (ride, ndr) e quindi sto con Maradona, lo conosco di più e ho avuto la fortuna di giocarci contro. Credo che Diego fosse qualcosa di incredibile, lo cito sempre. Dopo il gol che fa nell’86’ nel quarto di finale con l’Inghilterra dice che se non avesse avuto Valdano lì di fianco che disorientava gli avversari probabilmente non avrebbe segnato. Questo dà ancor di più il senso della grandezza di questo giocatore. Dà valore ai propri compagni e al gruppo. Ma nel famoso dilemma Messi-Ronaldo io scelgo l’argentino”.
Perché si fa così fatica con i giovani in Italia? “È una domanda che necessita una risposta complessa, ma provo a sintetizzare. I nostri ragazzi arrivano tardi e meno pronti all’ambito professionistico. Spesso all’estero fanno più esperienze, giocano di più e gli allenatori possono rischiare: qui ahimè non accade. C’è dietro anche tutto un aspetto metodologico legato alla complessità del calcio (…) Ce lo ricordiamo Dejan Savicevic? Ogni tanto sembrava perdesse la palla, ma quanto erano importanti le sue tecnica e funzionalità? Aveva un’efficacia incredibile un giocatore così”.
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Troppa competizione nelle scuole calcio giovanili, anche con i più piccoli… “Viviamo nel paradosso, nelle televisioni importanti dicono che nessun giocatore è più in grado di fare un dribbling 1 vs 1, come se la creatività fosse solo quello. Eppure se vai nei settori giovanili io vedo fare tantissimi uno contro uno, ma è lontano da quel che accade nel gioco: due bambini che lottano per conquistare la palla. E quindi io devo battere te. Si va all’eccesso di questa competizione individuale. Non ha nessuna valenza anche in termini di valori”.
Infine, Galli parla dell’ipotesi Under 23: “Noi al Milan, quando ero lì, avevamo aderito, anche se la cosa è poi saltata. Ben venga, che facciano il campionato di Serie C che è sempre importante…”.
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