La situazione per il rinnovo di Leao con il Milan si complica, Pioli perde anche Bennacer per infortunio ma domenica c’è il Derby di Milano. Serve una reazione! Ne parliamo con Peppe Di Stefano di Sky Sport.
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Nella sua analisi, esordisce così: “Se tre indizi fanno una prova, quattro fanno una prova certificata: il Milan in questo momento è una squadra malata. Di conseguenza adesso serve ripartire dal basso. Cambiare mentalità, sistema di gioco e anche ideologia. Se un 1-0 striminzito due mesi fa veniva accolto quasi tra i fischi, adesso deve essere un punto di partenza. Anche non perdere il derby sarebbe un punto di partenza. Ho visto un ritorno alla normalità a Milanello, che è una cosa molto importante”.
Sistemare la difesa è il primo obiettivo? “Io come tutti non so spiegarmi quel che è successo al Milan. È una cosa stranissima, può essere che domenica vinca il derby e che poi ne vinca dodici di fila. Ma ci faremo per sempre questa domanda: cos’è successo in quelle tre settimane? Come con la pandemia, era tutto talmente strano che non ci stavamo rendendo conto di quanto accadeva. Non è un Milan in crisi o con qualche litigio nello spogliatoio. È un Milan bloccato. Tatarusanu? Io sono convinto che in questo mese di gennaio, se metti Maignan magari non prendi 4 o 5 gol a partita, ma siamo lì… La squadra subisce tanti tiri in porta, è diventata fragile difensivamente. Poi la mia idea è che sia stato fatto un errore di valutazione. Una volta aveva Abbiati e Dida, la Juve ha Szczesny e Perin, l’Inter Handanovic e Onana… I rossoneri hanno un primo che fa il primo e un secondo che non è un secondo.
È venuto a mancare Maignan, e sei in enorme difficoltà. Il Milan è abituato anche ad avere portieri leader, anche Donnarumma urlava tanto da dietro. È una squadra giovane, ha bisogno di leader in campo. L’anno scorso il portiere francese, con 80 mila spettatori, io da bordo campo lo sentivo urlare. Anche se, ripeto, anche con il miglior portiere del mondo le difficoltà di oggi ci sarebbero comunque”.
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Poi, sul momento del Milan Di Stefano continua: “Anche se pareggiava o perdeva a volte, era un Milan vivo. Questo non esiste. Se incontrasse una squadra di Serie B oggi, non dico farebbe fatica, ma quasi. È una squadra spenta, c’è stato un crollo psicologico totale e verticale. Spero con qualche cambiamento la squadra si risvegli. Io ho un modello: l’Atalanta ha avuto il coraggio, in questi 4 anni, di vincere e convincere con un sistema di gioco. Quando le cose non sono andate bene è cambiata completamente nel modo di giocare. Adesso è il momento di cambiare e bisogna avere il coraggio di farlo”.
Pioli ha il polso della situazione? “Secondo me sì. Pioli è stato il papà di alcuni di questi ragazzini. È lui che conosce l’identità di questa squadra. Qui non è un problema tecnico o tattico. Bisogna tornare a respirare, perché è ciò che al Milan oggi manca. Io sono convinto che Pioli sia l’uomo giusto. Non mi aspettavo che il Milan strappasse l’allenatore a Genoa e Samp e ci vincesse il campionato due anni dopo. Oggi sono molto importanti anche i dirigenti. Maldini col suo stile e col suo metodo deve andare nello spogliatoio e parlare con i giocatori. Portarli a cena, e faccio un esempio. Deve entrare nella testa di questi ragazzi, molti dei quali li ha voluti e portati lui”.
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