Alessandro Milan, ospite a Lunch Press, ha parlato con noi di Maignan, Leao e dei fischi a Kessiè.
Su Mike Maignan
“L’assist di Maignan, se notate, cresce ogni giorno di 5/6 metri. Era di 65 domenica e oggi è diventato di 80, potrebbe anche aver segnato dalla porta. Quando si arriverà a 110 metri si penserà che il campo è finito in realtà.
A parte gli scherzi, sapevamo di avere un portiere con due piedi così? Io sinceramente no. Ero uno di quelli che sosteneva e sostengo comunque che Donnarumma sia un portiere decisivo, quando azzecca le parate giuste può farti veramente svoltare una partita. Maignan non lo conoscevamo e sicuramente ha avuto un impatto clamoroso. Poi sai, una volta che fai una maratona così nel derby e un assist del genere subito dopo, diventi un po’ l’uomo del momento. Stiamo “schisci”, come si dice a Milano, perché il ruolo del portiere è talmente delicato che basta fare una mezza uscita a farfalle che tutti subito tornano indietro.
Uno che gioca con i piedi così vuol dire che è uno che si sente estremamente sicuro. Se lo notate però, al di là del giocare coi piedi, quando parte l’azione, lui si muove dietro il difensore proponendosi sempre come una possibile linea di passaggio. Secondo me è un centrocampista mancato, è uno che a fine carriera se gli viene un attimo di pazzia si mette a giocare a centrocampo. Si vede che a 8 anni forse l’hanno messo in porta solo perché era il più alto ma voleva giocare a metà campo. Un tempo si diceva che il portiere e l’ala sinistra devono essere pazzi”.
Su Rafael Leao
“Leao io non l’ho mai criticato, lo dico senza fare quello che se la tira. Ci sono tanti testimoni di una grande chat di milanisti che faccio parte, Go Milan Go, la saluto, e ho sempre detto che Leao è un fenomeno. Era sicuramente discontinuo e lo vedevo anche io, non avevo le fette di salame sugli occhi, però adesso pare che abbia trovato un po’ più di continuità. Pioli dice che può ancora migliorare e lo speriamo tutti, se lo assiste il fisico, la potenza e la velocità sono impressionanti: Leao può sempre spaccare le partite.
Mbappè mi sembra di un altro pianeta, un po’ come Haaland, come forza, velocità e classe. I paragoni lasciano un po’ il tempo che trovano perché nel calcio moderno è tutto molto veloce, anche nelle salite e nelle cadute. Adesso siamo qui a glorificare Leao che per molti l’anno scorso era un giocatore incompiuto. Appena avrà il primo calo si dirà che non è così forte. Per me ci vuole un po’ di pazienza e sarà sicuramente uno dei cardini del futuro”.
– Leggi QUI le parole di Calhanoglu sui tifosi del Milan –
Su una potenziale grande offerta per Leao
“Questo è il problema del così detto “Progetto Milan”. Tutti dicono che il progetto Milan è calibrato sui 4 o 5 anni e io mi chiedo se il calcio di adesso, così veloce, ti possa permettere di fare una programmazione di 3, 4 o 5 anni. Arriva una persona che offre 80 milioni per Leao e magari un tuo tassello del futuro per i prossimi anni se ne va.
Prima sentivo che parlavate di Kessiè ed è un po’ un problema il “glie lo darei”. Ora non decidono neanche tanto le società, decidono i giocatori e i procuratori. È chiaro che sarebbe una perdita clamorosa però di fronte a 60, 70 milioni che ti devo dire?”
Su Kessiè
“Faccio un appello ai tifosi del Milan: non si fischia. Io non ho mai fischiato un giocatore del Milan, non fischio nemmeno Donnarumma o Calhanoglu, per me se uno poi va via ci vorrebbe un gran silenzio. Sogno il giorno in cui Calhanoglu prende la palla e si ammutolisce tutto il pubblico del Milan in un vuoto cosmico. Già fischiare un avversario è dargli importanza e temerlo, ma poi fischiare uno come Kessiè non ha senso. A parte che domenica è entrato e mi sembrava molto tonico, ma poi è tornato dalla Coppa d’Africa, quindi magari avrà un pochino da recuperare. Fischiarlo adesso però, con il Milan in corsa, che senso ha? Comunque abbiamo bisogno di Kessiè al meglio per arrivare a fine stagione, poi si vedrà. Io spero che rimanga, se andrà via va bene, se andrà all’inter bisognerà fare una riflessione sul livello a cui siamo arrivati come calcio e professionalità. Va bene che non ci sono più i Franco Baresi, ma evidentemente non conta proprio nulla il fatto di appartenere e avere una maglia indosso”.
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