È impressionante come un gol fatto o sbagliato, un rigore concesso o no, possa cambiare non soltanto l’esito di una partita ma addirittura la considerazione sul percorso di una squadra. Dal titolo del mio editoriale è evidente il riferimento ai cugini nerazzurri. Mi brucia per la sconfitta pesante nel derby? Forse. Rosico? Probabilmente sì ma provo a ragionare ad “alta voce” con voi.

S. Inzaghi è da mesi che cerca di non farsi addossare l’etichetta di favorito sfruttando il giochino del:
“Ad inizio stagione eravamo staccati da Napoli e Milan e non ci consideravate favoriti”.
Confondere la critica di un percorso con il giudizio oggettivo sulla forza di una rosa è una mistificazione atta, forse, ad esaltare un lavoro che ai fatti è ai limiti della sufficienza.
Da martedì stiamo assistendo al processo di beatificazione di un allenatore che, sponda stampa “amplificatrice”, è pronto ad essere avvolto dalla porpora dei re.
Eppure il secondo dei fratelli Inzaghi ha ereditato una squadra che per otto undicesimi dei titolari (Handanovic, Skriniar, De Vrij, Bastoni, Barella, Brozovic, Perisic, Lautaro) ha vinto uno scudetto la scorsa stagione stradominando un campionato. Sette di questi otto, l’anno precedente (2019/20) sono arrivati secondi ad un punto dalla Juventus di CR7 e in finale di Europa League. L’ottavo (Perisic) vinceva con il Bayern, giusto giusto, il campionato tedesco e una Champions League.
E mettiamoci che rispetto allo scorso anno, alla vigilia della 34esima giornata, ha dieci punti in meno (potenzialmente sette) della stessa Inter campione d’Italia.
È una questione di meriti e non di tifo. Ormai il merito è come l’avverbio “chiaramente” che, nonostante sia scritto nel regolamento del gioco del calcio, spesso e volentieri si avvale di una “geografica interpretazione” da parte della critica … si fa per dire!
Francamente ha iniziato a stancare questo doppiopesismo in campo e fuori. Già settimanalmente ci troviamo difronte a questa raffinata spiegazione della grammatica di un regolamento che viene interpretato a giornate alterne. In fondo abbiamo imparato che non è così grave confondere un pallone con un piede.
Le critiche e lo snobismo nei confronti di un Milan che ha 5 punti in più rispetto alla scorsa stagione e gli accorati peana nei confronti di un Inter che ne ha dieci o sette in meno, sono lontani dal concetto di merito e di onestà intellettuale. Sono credibili tanto quanto il gol di Udogie.
Pioli e tutto il Milan, stanno facendo un miracolo sportivo con i limiti oggettivi di una rosa che per esperienza, vittorie e qualità, è al di sotto dei rivali cittadini già da agosto. Eppure è lì, in testa alla classifica e non si sa ancora per quanto. Tanto basta per sentirsi orgogliosi di un percorso lungo due anni.
Qualora l’Inter vincesse questo campionato, avrebbe compiuto un percorso normale visti i valori in campo. E se così fosse, vorrà dire che a Reggio Emilia, nell’ultima giornata, omaggeremo la squadra per un emozionante e meritato secondo posto.
Perché noi non interpretiamo, rispettiamo la storia … la nostra storia!
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