il 23/06/2022 alle 19:00

Quel silenzio da riempire a tutti i costi. La pazienza non ha “budget”: ci ha reso unici e vincenti!

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Strano il destino. Aspetti undici anni per tornare a festeggiare la vittoria di un campionato e come in un incubo, ti accorgi che stai per vivere l’estate più tribolata delle ultime tre. Sembra essere tornati indietro nel tempo, al Milan “a due teste” di Galliani e Barbara Berlusconi.

La famiglia Singer vende a Gerry Cardinale che si presenta bene, vola in America, parla al Financial Times e lo si attende in Italia. Nel mentre al di qua dell’oceano, l’attuale proprietà rossonera non tollera le ingerenze dell’area tecnica e si affida all’AD Gazidis che a sua non parla con i dirigenti e da mesi si guarda bene dal proporgli un rinnovo di contratto. Maldini e Massara stanchi di attendere, byapassano tutti e chiamano Cardinale per garanzie sul futuro. La firma è assicurata ma con un budget ridotto e … addio sogni di gloria.

Perdonate la narrazione sintetica ma è tutto quello che, nell’ultimo mese, si è detto sul Milan. Intendiamoci. Quanto detto non è fantasia, aimè, ma la narrazione monocromatica può avere ripercussioni pericolose. Quali? Non siamo ancora alle tendenze social che il popolo milanista ben conosce (EliottOut, GazidiOut, PioliOut, MaldiniOut etc) però il percepito, anzi, quello che si dice è che il tifoso milanista è depresso.

Esattamente un mese fa, oltre trecentomila potenziali depressi, inondavano Milano e Piazza Duomo per rendere omaggio ai Campioni d’Italia che su un pullman scoperto dividevano una marea rossonera ignara di quello che gli stava per accadere.

Va bene, come al solito sto esagerando ma mi sento in buona compagnia. Io mi chiedo se quel benedetto 27 maggio non ci fossero state le parole di Paolo Maldini, oggi parleremmo di un Milan disastroso sul mercato con tale livore? Forse diremmo che, oltre all’arrivo di Adli e Origi, si sta preparando il terreno per i movimenti di luglio. E invece …

Quattro anni di silenzi assordanti dalle mura di Casa Milan, seguiti da fatti spesso inaspettati, non ci hanno insegnato proprio nulla. Basta una voce, un post social, un’intervista per scatenare una valanga di notizie tutte raccontate con dovizia di particolari. Eppure lo stesso Presidente Scaroni, qualche giorno fa, ci ha aperto gli occhi su questo “andirivieni mediatico”:

“Perdiamo tante occasioni? Perdiamo tante chiacchiere, io quando leggo i giornali non vedo decine di operazioni concluse ma decine di ipotesi. Noi del Milan abbiamo l’abitudine di essere più riservati di altri“.

Non mi sogno di raccontarvi che in zona Portello ci sia l’esempio reale della Casa del Mulino Bianco. Anzi. Tutto il mondo Milan, la sua storia e il titolo da Campione d’Italia che deteniamo, meritano una maggior chiarezza. Non si può scoprire, una mattina di fine maggio, che le frizioni tra vertici societari e dirigenti siano importanti.

Nessuno chiede di mistificare la realtà ma quantomeno di preservare quel fastidioso “liberi tutti” sul Milan che da un mese sta offendendo l’intelligenza del tifoso.

La questione budget (fa già ridere così limitare il mercato di una società alla gestione economica di una casalinga) sta riempiendo la pagine dei giornali. Di contro l’esaltazione di operazioni con il velato messaggio di essere difronte ad esempi gestionali da seguire. E non fa nulla se quei fantomatici esempi sono stati costretti a fare un aumento di capitale di 700 milioni per avere liquidità oppure, rimanendo nei confini cittadini, dall’altra parte c’è una proprietà assente (lo denunciano loro stessi), partono sul mercato da un segno meno con l’obbligo di arrivare al segno più. E se tanto mi da tanto, ad acquisti importanti, per raggiungere l’attivo finale, dovranno far seguito cessioni importanti. Ma guai a dirlo. La scelta, evidentemente, ha una finalità sociale. Magari raccontare la verità, si rischia di deprimere anche l’altra metà di una città.

Il punto è uno solo. Se è impossibile richiedere e ottenere onestà intellettuale da parte dei tanti, bisogna affidarsi a quella risorsa che ci ha portato, in questi anni, a laurearci campioni: la pazienza!

Godiamoci il presente che è e resterà tricolore. Ci sarà tempo e modo di analizzare operazioni e scelte. Ricordiamoci che siamo stati spettatori di sentenze estive che ci hanno sempre visto come quinta forza della Serie A.

“Succede solo a chi ci crede” non deve essere solo la frase simbolo della scorsa stagione ma un mantra da scolpire nelle nostre menti.

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