Verso un derby dall’esito scontato. È l’improvviso “tafazzismo” del tifoso che conosce il futuro

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Non so se estraniarsi dalle questioni di campo, la settimana del derby, possa giovare alla salute di molti tifosi. Ma temo che la scelta non sia strategica. Dal post Milan – Juventus ad oggi, il mondo rossonero, ha dato sfoggio di conoscenze finanziarie, strategie imprenditoriali e spiccate doti da veggenti. Perché? Dalle 20.01 di lunedì 31 gennaio è diffusa la certezza di una stagione fallimentare.

Un de profundis stonato che farebbe sobbalzare anche il sig. Tafazzi non noto per il suo ottimismo.

Eppure la storia ci insegna che bisognerebbe analizzare il passato, correggere il presente per porre le basi di un futuro migliore. Invece da settimane siamo riusciti a ribaltare il corso naturale delle cose. Partiamo dalla certezza di un futuro per criticare il presente.

Il chiaro riferimento è a un domani senza ambizioni e vittorie perché oggi proprietà e dirigenza hanno azzardato delle scelte dal sapore fallimentare.

Eppure qualche anno fa si osannava a San Siro l’allora mister, in una calda domenica di maggio, per una qualificazione al preliminare di Europa League grazie ad un sesto posto. Uno dei piazzamenti migliori dal 2014 al 2020. Va bene essere volubili, è parte integrante del tifo; va bene la bramosia di tornare a vincere, è naturale ambizione. Ma “piangere un morto” prima ancora che si ferisca è un incomprensibile masochismo che la settimana del derby non merita.

Leggi QUI – Le parole di Giroud a due giorni dal derby

Ci saranno modi e tempi per analizzare le strategie attuate da dirigenza e società con la giusta analisi critica che si deve ai fatti. Non previsioni ma fatti, appunto. A 48 ore dal derby, all’ordine del giorno non può e non deve esserci la certezza di un futuro complicato in virtù dell’opulenza dimostrata dalle rivali sul mercato.

Segnalo che, anche grazie all’ottima stampa, la prepotenza sul mercato degli altri club, che tanti dubbi ha lasciato in termini di reali possibilità anche tra i tifosi di casa rossonera, è la stessa che si rivendica. Sarebbe stato più opportuno chiedersi perché sono magicamente spariti gli analisti finanziari dalle redazioni. Gli stessi che, puntuali come il Natale, non molti anni fa, controllavano anche le spese di cancelleria di Casa Milan.

Sabato è alle porte e non sarà un risultato negativo a consentire la frase: “L’avevo detto, è finita”. È lo sport. Non è fatto solo di prestazioni e risultati. Lo sport è anche sperare di poter andare oltre le proprie possibilità o difficoltà.

Proprio ieri, un monumento della storia del Milan, Fabio Capello, intervistato in esclusiva dalla nostra redazione, non ha voluto soffermarsi sugli assenti o problematiche varie.

“Non bisogna avere paura. Nelle difficoltà possiamo trovare delle energie positive che ci permettono di fare delle cose importanti e questo lo dobbiamo vedere in campo”.

Il campo. È questa l’unica cosa a cui pensare. Ancora Capello: “Recuperare palla e ripartire velocemente”. Nessuno spazio per altri tipi di analisi o critiche. L’oggetto su cui discutere è il campo. Il calcio è un pallone che danza su un prato verde dal quale dipendono gli umori di centinaia di migliaia di persone. Tutto il resto è sfoggio di una grammatica sportiva lontana parente dal calcio giocato.

Se qualcuno è convinto che le priorità sono altre in questi giorni e ha già le idee chiare sul prossimo futuro, allora prenda impegni per sabato alle 18. In fondo non si sta male su quel divano, in pochi intimi, a vivere il presente, bello o brutto che sia, senza influenze di un futuro già scritto e chiaro a qualcuno.

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