il 11/09/2023 alle 11:18

Zenga: “Donnarumma, basta ca***te! Io lo assolvo, i fischi a San Siro…”

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L’ex portiere della Nazionale Walter Zenga ha preso le difese di Donnarumma dopo l’errore con la Macedonia: come va gestito adesso l’ex portiere del Milan?

In una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, Walter Zenga va controcorrente e prende fortemente le difese di Gianluigi Donnarumma dopo l’errore commesso sul gol di Bardhi in Macedona-Italia. Dai tecnicismi sulla punizione dell’1-1 alla gestione della pressione e dei fischi dopo un errore commesso: tutte le parole di Zenga su quello che in questi giorni è ormai diventato il “caso Donnarumma“,

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L’errore con la Macedonia

«Facile a dirsi a posteriori. Gigio ha sbagliato. E il primo a saperlo è proprio lui. Perché se prendi gol sul tuo palo, su punizione, hai sempre qualcosa da rimproverarti. Di errore si tratta, condizionato però dalla balistica di un tiro molto preciso e molto veloce. Ha commesso una ingenuità con quel passetto a destra? A bocce ferme possiamo dire di sì. Ma in campo le cose vanno diversamente da come si vedono in televisione. La forza di un grande portiere è di mettere un punto e ripartire. La mano di richiamo? Donnarumma è alto un metro e novantasei. Vicario uno e novantatré. Sommer solo uno e ottantatré. La loro apertura alare è del tutto differente. Non c’è, su una palla simile, una tecnica valida allo stesso modo per tutti e tre. I più bassi usano la mano di riporto per allungarsi di più, ma non è una religione. Sceglie l’istinto di chi sta in mezzo ai pali, con tutta la sua responsabilità. Per questo dico: non sparate su Gigio. Io lo assolvo».

«La Ligue1 gli fa male? Cazzate, e non si offenda se uso questa parola. Elmas era a diciassette metri, ha visto l’angolo e ha calciato fulmineo con tutta la forza e con tutto l’effetto che un bravo calciatore può imprimere al pallone. Se finiva in porta, era imparabile. Non si può trarre un teorema da singoli episodi. Se Benzema gli ruba il pallone fallosamente e fa gol, non si può dire
che Gigio non sappia giocare con i piedi. Questo è un modo di raccontare il calcio che sconfina nel pregiudizio. Quanti errori ha fatto Buffon nella sua carriera? Se facessimo una ricerca mirata, ne scopriremmo tanti. Perché più giochi, più errori fai. Questa è l’unica banale verità. Prenda Maignan, che è uno dei più forti che abbiamo in Serie A. L’anno scorso in un paio di occasioni ha commesso errori banali. Lo stesso si può dire di Onana».

Il terreno di gioco e i fischi a San Siro

«Sì, ma non è una scusa. Perché il grande calciatore è quello che meglio si adegua alle situazioni impreviste. Ai miei tempi ogni squadra giocava con il suo pallone. Il Milan aveva il Select, noi l’Uhlsport, il Pisa il Mitre. E ogni sfera aveva traiettorie erimbalzi diff erenti. Bisognava adattarsi. Adesso ai portieri si chiedono nuovi compiti, come quello di costruire dal basso. Che non vuol dire solo giocare bene con i piedi ma, come dice Spalletti, imparare a leggere le situazioni tattiche. Eppure, allo stesso tempo, la diff erenza la fanno ancora le mani. Voglio dire che non esiste un ruolo così carico di responsabilità e così esposto alle critiche quanto quello del portiere. Il pari di Skopje lo dimostra. Stiamo discutendo dell’errore di Donnarumma, ma del fallo gratuito di Zaniolo, che causa la punizione, vogliamo parlare? Poi, certo, è più facile dire che il portiere poteva prenderla».

«Come si supera lo scivolone? L’unica cosa da fare è togliersi di dosso quello che è successo, scrollarselo con le parole e i pensieri, e tornare a giocare. Questo è un professionista. Dopo quella delusione, ho vinto di nuovo il titolo di portiere migliore del mondo, la Coppa Uefa, e ho vestito ancora la maglia azzurra. Così ha fatto Bobo Vieri dopo aver fallito il gol a porta vuota in Corea. Così farà Gigio martedì a Milano contro l’Ucraina. Lo conosco, ha una freddezza che sa gestire l’emozione. Comunque è meglio essere insultati che ignorati. Donnarumma a ventiquattro anni ha giocato già trecento partite. Ne giocherà ancora almeno il doppio. Dell’errore di Skopje non parleremo più».

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