Donadoni elogia il Milan per il post derby: al Festival dello Sport anche un pensiero sul caos attuale nel calcio italiano
Due temi ben diversi ma cari a un grande ex calciatore italiano come Roberto Donadoni: il Milan e la Nazionale. O meglio, l’Italia e il calcio italiano in generale perché, intervenuto a margine del “Festival dello Sport” di Trento (evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport) l’ex Milan ha parlato di stretta attualità ma anche del percorso dei rossoneri in campionato: le parole di Donadoni a Tuttomercatoweb.

DONADONI: “MILAN, DOPO GIAMPAOLO C’ERO IO! MA SONO UN UOMO DI PAROLA…”
Una considerazione sul nostro calcio, magari anche sulla Nazionale, che è ripartita ieri contro Malta ma che sta anche attraversando un momento complicato…
“Quel che riguarda le scommesse è un discorso che va di per sé, quindi chi chiaramente sbaglia è giusto che si assuma le responsabilità e che di conseguenza paghi eventualmente dazio per ciò che ha fatto. Per il resto è meglio parlare del calcio giocato. Direi che ieri l’Italia ha fatto una buona partita. È chiaro che l’avversario non era particolarmente temibile, ma oggi è sempre difficile vincere contro tutti. 4-0 è un ottimo risultato e adesso mi auguro che martedì questo faccia da propellente perché si possa fare una prestazione di alto livello. Solo così si può avere la possibilità di affrontare una squadra come l’Inghilterra. Chiaramente diventa importante fare un buon risultato in quanto dietro possono recuperare terreno e dare preoccupazione per l’eventuale qualifica. Sono curioso, voglio vedere. Mi auguro che si tirino fuori carattere e capacità”.
Il Milan dopo 8 giornate è in testa alla classifica. Ha fatto vedere grande capacità di reazione dopo la sconfitta nel derby…
“A volte certe sconfitte servono anche a far comprendere determinate cose. È chiaro che subire cinque gol in un derby non fa piacere mai, soprattutto ai tifosi, però poi hanno ripreso a marciare e, specialmente, a esprimere un buon calcio, che credo che sia è fondamentale”.
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Poco più di un mese fa, lo stesso Donadoni aveva svelato in un’intervista alla Gazzetta un retroscena su un suo mancato arrivo al Milan da tecnico:
«Nel 2019, dopo l’esonero di Giampaolo, mi chiamò Boban ma io ero allo Shenzhen, non me la sentii di lasciare in corsa. Sono una persona di parola. Nel ’96 ero in scadenza col Milan: mi proponevano un anno, io ne chiedevo due e mi accordai con i New York Metrostars. Feci un buon Europeo e Galliani mi chiamò: “Ti offriamo altri due anni”. Andai negli Usa. Nel 2017 Tavecchio mi chiamò per il dopo Ventura. Ero in ufficio con Fenucci e Bigon, lo misi in vivavoce: “Presidente, la ringrazio ma ho un impegno col Bologna e voglio onorarlo”».
Un curioso aneddoto sconosciuto ai più, ma che spiega bene le sliding doors legate anche a Stefano Pioli, colui che al Milan dopo Giampaolo ci arrivò davvero.
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