Peppe Di Stefano a poche ore dalla Supercoppa Italiana tra Milan e Inter è intervenuto ai microfoni di Sky Sport per le ultime di formazione.

L’undici sembra ormai deciso da Stefano Pioli, che dovrebbe aver sciolto i due ballottaggi della vigilia. In porta ci sarà Tatarusanu, con davanti il capitano Davide Calabria, Theo Hernandez e i centrali saranno Tomori e Kjaer. Nel centrocampo a due tornerà Sandro Tonali, dopo la squalifica di Lecce, e insieme a lui ci sarà Bennacer. Nei tre che agiranno sulla trequarti, Brahim Diaz al centro, Junior Messias (al posto di Alexis Saelemaekers) e Rafael Leao, rispettivamente a destra e a sinistra. L’attaccante centrale saràOlivier Giroud.
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Dopo aver dibattuto sulla situazione attuale dei rossoneri, l’inviato per Sky Di Stefano ha così spiegato il programma di Zlatan Ibrahimovic: “Tornerà protagonista? Secondo me, pensare di rivederlo determinante come lo è stato anni fa, o anche solo come un anno fa, è impossibile: è una cosa fisiologica. Parliamo di un ragazzo di 41 anni, 100 kg e due metri. Difficile nel calcio moderno trovare un giocatore, ma anche uno sportivo in generale, che possa stare a quei livelli a quell’età. Lui ha avuto il coraggio di non ritirarsi dopo lo Scudetto”.
Ma come sta fisicamente? “Il ginocchio gli fa male. Poi prova ad allenarsi, ritorna a Milanello, poi fa cure fisioterapiche… Spesso i tifosi si confondono, ma chiaramente il suo obiettivo non è tornare per giocare 20 partite di fila. Ibra, anche se torna, lo fa per giocare una partita, poi riposarsi le due dopo, fare altri pochi minuti, e così via. Il senso è quello: Ibrahimovic non va considerato come perno dell’attacco del Milan, ma come un qualcosa in più”.
Di Stefano conclude: “Molti parlano della sfida con il Tottenham in Champions League. Avere Ibra per 10 o 20 minuti in campo, anche in spogliatoio, sul pullman o in albergo fa la differenza. E la fa con gli avversari e anche con i compagni. Dentro lo spogliatoio lui ha portato la mentalità vincente. Ed è stato bravo lui a mettersi a disposizione. L’Ibra di 10 anni fa non l’avrebbe mai fatto. Ha capito che non serviva fare per forza 30 gol all’anno o giocare 50 partite. Si è ritagliato il suo spazio e, secondo me, è quello il senso dell’Ibra di fine stagione”.
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