Tornato in A dopo la brutta esperienza di Verona, Eusebio Di Francesco ha parlato del Frosinone e di come in estate abbia studiato… i terzini del Milan
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’allenatore del Frosinone Eusebio Di Francesco ha parlato della sua rinascita in Serie A, in un club che ha creduto in lui dal giorno zero. Perché ha scelto proprio Frosinone? Quali sono i punti forza della rosa della neopromossa? Chi vincerà la Serie A? Le parole di Eusebio Di Francesco:

Dopo Verona, Frosinone: tra scelta e rosa
«Avevo promesso di non parlarne più, ma la chiudo qui dicendo Verona. Oggi guardo avanti. Il Frosinone mi ha chiamato per fare una chiacchierata, non ci ho pensato un attimo. Avevo in piedi qualche trattativa, una bella proposta dalla Cina. Frosinone è stata la priorità, ho badato, come spesso ho fatto, più al lato umano che a quello economico. Mi sento nel posto giusto. Mi avevano fatto passare la voglia, ma non ho mai pensato di smettere. Angelotti mi ha cercato fortemente? Lo ringrazio. Essere qui è un piacere e un onore. È una realtà in grande sviluppo, in cui tutti cercano di aiutarsi. C’è uno stadio coinvolgente, passionale».
«Romagnoli ha esperienza, è uno di quelli che dal campo lo devi cacciare. Monterisi è più un centrale che un terzino. Marchizza, invece, nasce centrale e fa il terzino. Ha giocato poco, ora dovrà giocare tanto, Hanno voglia di aiutarsi, di riscattarsi e di dimostrare che sono validi. Cheddira non vede l’ora di sbloccarsi, si muove bene e attacca gli spazi, Harroui è una mezzala che ha fame di gol. Vive per attaccare. Estro e fantasia non vanno annullati e bisogna puntare l’uomo uno contro uno. Barrenechea è il regista classico di una volta. Soulè ha gran velocità, Kaio sta arrivando. I giovani vanno fatti giocare e devono sbagliare per crescere. Io non guardo la carta d’identità».
Il nuovo Eusebio Di Francesco
«Ho passato l’estate aggiornandomi. Ho apprezzato il lavoro di De Zerbi, interessante per l’identità che dà. Sono stato con la famiglia, ho giocato a padel. Ho fatto mea culpa: dovevo dare più intensità. Ho capito che rimuginare non aiuta. E ho appreso tanto dalla psicologia. Sono stati utili “Mindset” di Carol Dweck e “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman. Prima ero più rigido, ma non lo sono. Esiste un’idea di 4-3-3 ma dinamico. Con i terzini dentro a giocare. Oggi loro hanno un ruolo fondamentale e devono essere più olandesi, come diceva Ulivieri. Theo Hernandez è l’esempio del terzino moderno. Avete visto Calabria fare bene il mediano. Ma attenzione: il calciatore non va mai messo in difficoltà».
«Inter e Milan sono partite forte, il Napoli è campione. Ma occhio alla Juve. Mi sono piaciuti Thuram per come gioca con il compagno e il milanista Reijnders».
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