Diogo Dalot

Dalot a The Athletic: “Sorpreso da Ibra e Bennacer. A Verona il gol più bello della mia carriera”

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Prima di Hellas-Milan la stagione di Diogo Dalot in rossonero era stata abbastanza enigmatica. Un terzino di riserva che non aveva dimostrato praticamente nulla, anzi spesso apparso in difficoltà.
Poi è arrivato il grandissimo gol di Verona, inaspettato, che ha fatto capire il motivo per cui il Manchester United abbia pagato 22 milioni di euro per prelevarlo dal Porto. Una rete del genere non cambia la percezione generale nei suoi confronti, ma lascia intravedere le potenzialità del portoghese.

Pioli lo ha utilizzato principalmente in Europa League, mentre in campionato ha giocato come sostituto sia di Calabria che di Theo Hernández, quando uno dei due non era a disposizione.
Il futuro di Dalot, a fine stagione, potrebbe essere anche lontano da Milano, dato che è arrivato in prestito secco dallo United e la società non sembra intenzionata a trattenerlo. Per il momento però, rimane un giocatore del Milan e chissà che un’ottima conclusione di stagione non possa cambiare l’idea della dirigenza su di lui.

L’INTERVISTA

The Athletic ha pubblicato un’intervista con Dalot con diversi spunti interessanti, che possono aiutarci a conoscere meglio il laterale portoghese. Una curiosità, per esempio, è quella riguardante il suo cognome, più francese che lusitano, e le origini della sua famiglia:

“È una storia divertente. Viene da mia madre, mio padre mi ha sempre detto di utilizzarlo se qualcuno me lo avesse chiesto perché è artistico, è diverso. Appartiene a quattro o cinque generazioni prima di me. I Dalot facevano parte di un circo itinerante e realizzavano i loro show girando l’Europa. Si sono fermati a Braga, la città di mia madre, e hanno deciso di rimanere lì”.

Sul golazo segnato al Bentegodi:

“Direi che è il più bello di gran lunga della mia carriera. ‘Ma che gol hai fatto?’ mi ha scritto in un messaggio Bruno Fernandes. Non sono felice se termino una stagione senza qualche rete. Sono un difensore e devo difendere bene, ma gran parte del mio gioco si sviluppa nell’ultimo terzo di campo avversario, devo aiutare la squadra con gol e assist.
È una caratteristica che ho da quando ero piccolo e ho iniziato ad abituarmici agli Europei Under-17”.

In quella competizione, giocata in Azerbaigian nel 2016, il Portogallo arrivò fino in finale e vinse ai calci di rigore contro la Spagna di un certo Brahim Díaz:

“Mi ricordo quando con la squadra vedevamo i video di Brahim al City. Incredibile. Era una superstar. Destro o sinistro non faceva differenza. Durante la partita poteva crearci problemi in qualsiasi momento quel ragazzino alto 168 cm, alla fine segnò di testa”.

Dalot confessa di aver sempre provato un’ammirazione particolare verso Zlatan Ibrahimovic. Aveva sfiorato di condividere lo spogliatoio con lui appena arrivò in Inghilterra, ma lo svedese poi si trasferì in MLS.
In quel momento rimase con il rimpianto: “È uno dei migliori giocatori di sempre con cui vuoi per forza giocare insieme”. Alla fine la scelta di trasferirsi al Milan ha coronato anche il suo piccolo sogno:

“Ci sono volte in cui vedo Zlatan e chiedo a me stesso come sia possibile che un 39enne abbia la stessa fame e la stessa voglia di un ragazzo di 20 o 21 anni? Lui ha vinto tutto. Ha fatto tutto. Mi ha sorpreso moltissimo”.

Un altro giocatore che lo ha sorpreso è stato Ismael Bennacer:

“Totalmente. Non sapevo fosse così forte. Conoscevo un po’ le sue caratteristiche e mi aspettavo un buon giocatore, ma per un piccoletto del genere avere quella qualità con la palla e un’intensità simile mi ha sconvolto”.

Dalot in questa stagione si è alternato sia come terzino destro, il suo ruolo principale, e quello di terzino sinistro, posizioni in cui Stefano Pioli chiede cose differenti:

“Nel mio ultimo anno al Porto ho iniziato a giocare anche a sinistra perché avevamo molti terzini destri e nessuno che agiva sull’altra fascia. Mi sono sentito a mio agio. Tatticamente è diverso. Per esempio, se la palla è dall’altra parte, tu devi entrare dentro al campo ma devi sapere bene come posizionarti con il corpo, mentre a destra ti prepareresti in un altro modo. Richiede coordinazione e un po’ di tempo per abituarti”.

Per concludere, il portoghese fa anche un paragone ed evidenzia le differenze tra il campionato italiano e quello inglese:

“In Premier League devi avere corsa e intensità, hai più spazi e più libertà in senso tattico. In Serie A dobbiamo pensare un po’ di più, è un uomo contro uomo, quindi la sfida è sempre contro il tuo rivale diretto in campo. Assomiglia di più a una partita di scacchi ed è stato fantastico capirlo in maniera migliore”.

photocredits: acmilan.com

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