Per Currò, col Verona non si è visto il vero Milan: l’analisi del giornalista su Repubblica
Il giornalista Enrico Currò, attraverso un editoriale per La Repubblica, ha dato una disamina della situazione in casa Milan in relazione al lavoro di Stefano Pioli sulla rosa e a quello della società sul calciomercato. Di seguito, il suo pensiero dopo la partita di San Siro tra l’elenco dei paradossi e i difetti messi a nudo.

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Emergenza e mercato
L’editoriale di Currò post Milan-Verona comincia così:
“Il consuntivo delle prime 6 partite del Milan non è certo disastroso: 4 vittorie su 5 in campionato e il pari in Champions. Tuttavia, osservando il successo in stile gregario alla Lodetti, costruito su un guizzo di Leao, è riuscito difficile pensare che in campo, al di là della maglia per nulla rossonera, ci fosse davvero il Milan. Cioè il club che ha speso sul mercato 130 milioni di euro (bonus esclusi), decantato per gli innesti, per il gioco visionario e per l’innovativa politica societaria americana”.
Per questo, il pensiero del giornalista va sulla situazione infortuni:
“L’emergenza, dettata dagli infortuni muscolari di Hernandez e Calabria (lievi, originati da botte non assorbite) e di Kalulu in aggiunta a quello di Maignan ben rimpiazzato da Sportiello, ha messo a nudo i difetti del suddetto mercato, se Pioli ha preferito convertirsi alla difesa a 3 e schierare come esterni gli adattati Musah a destra e Florenzi a sinistra. Anche l’impiego di Giroud è sembrato figlio della sfiducia in Jovic e Okafor”.
E ancora:
“Inoltre, l’infortunio muscolare di Krunic al flessore destro ha smascherato il guaio dell’immediato futuro: in caso di ritorno al canonico 4-3-3, servirà un regista adattato, durante la plausibile assenza del titolare per le prossime 4 partite. L’alternativa sarebbe la prosecuzione del sistema difensivo a 3, nel quale Kjaer e Thiaw, più di Tomori, sguazzano volentieri”.
Il riassunto, come lo chiama Currò, secondo il giornalista evidenzia gli errori del Milan sul mercato:
“Riassunto. Il Milan ha speso un sacco di soldi, con l’obiettivo dichiarato di avere una controfigura per ogni ruolo. Eppure si ritrova senza un regista al posto di Krunic (a sua volta adattato, in attesa del rientro di Bennacer nel 2024). Non ha un altro centravanti del livello di Giroud. Non ha un rincalzo naturale di Hernandez, anche se Bartesaghi, 18 anni a dicembre, ha debuttato nel finale senza tentennamenti. Non ha un quinto difensore centrale: Pioli sembra giudicare acerbo il ventunenne Pellegrino, appena convocato da Mascherano per l’Under 23 argentina. Il club medita, infine, l’ingaggio di Ibrahimovic come dirigente, per gestire lo spogliatoio”.
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Non tutto è negativo
“Accanto all’elenco dei paradossi, vanno annotate le indicazioni positive. Leao, dopo la maglia numero 10, ha ricevuto, in assenza di Calabria ed Hernandez, anche la fascia di capitano. La delicatezza del momento consisteva nelle critiche per l’abuso di stilismo col Newcastle: il gol capolavoro di tacco cercato invano, a scapito della concretezza. Leao ha risposto col gol decisivo alla sua maniera: scatto leggero, su lancio di Giroud, e tocco sull’uscita di Montipò.
Le altre cose buone sono state l’attivismo di Musah, grande trascinatore di palloni, e un paio di guizzi di Okafor, nel finale. […] Le 4 partite del Milan prima della sosta — Cagliari, Lazio, Dortmund e Genoa — diranno se è stato un demerito o la banale logica della squadra più forte. Che in genere vince”.
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