Dalle colonne di Repubblica, il noto giornalista Paolo Condò ha analizzato il match tra Napoli e Milan attraverso le similitudini nell’operato delle due società.

“Nel processo di costituzione di una valanga c’è sempre il punto in cui diventa inarrestabile. Un attimo prima era ancora lenta, resistibile, ipotetica; un attimo dopo è sicura, evidente, travolgente. Lunedì scorso a Dublino, deviando con un prodigioso colpo di reni una conclusione da due passi dell’irlandese Collins, Mike Maignan ha confezionato una di quelle parate destinate a restare indimenticabili.
Era ormai il 90’ e la Francia, avanti di un solo gol, stava faticosamente reggendo l’assalto dell’Irlanda: il balzo di Maignan le ha permesso di portare a casa la pelle. Sull’onda emotiva del pericolo scampato, in molti si sono chiesti se l’addio alla nazionale di Hugo Lloris (campione del mondo e portiere bravo, non eccezionale) non sia stato un bene per la Francia, perché Maignan gli era già da un po’ superiore. Perché Maignan, forse, è il miglior portiere del mondo”.
Condò continua: “Chiederselo fa specie perché due anni fa quasi nessuno — e quel quasi è un complimento a pochissimi — si aspettava un simile rendimento dal numero uno preso dal Milan per tamponare la partenza di Donnarumma. Di più: l’ingaggio di Mike dal Lille, dove aveva appena vinto la Ligue 1, pareva un modo estremo per mettere pressione al portiere azzurro. Se la tua donna sta per lasciarti, dopo averla scongiurata in tutti i modi provi a farti vedere facilmente consolabile, che non si sa mai. Invece Gigio prese la strada di Parigi con le stimmate — guadagnate all’Europeo — di numero uno del mondo, e Maignan venne a Milanello a proseguire il suo cursus honorum.
Fu chiaro a tutti molto presto che non si trattava di un rimpiazzo, ma di un campione, subito paragonabile a Donnarumma e poi addirittura superiore in presenza (la stagione dello scudetto) e in assenza (il lungo stop di quest’anno, che tanto è costato al Milan). Di certo sbagliavano i tanti fra noi che invocavano uno sforzo in più per trattenere Donnarumma, pagandolo quindi più del suo valore; e di conseguenza fece benissimo la società a non cedere, guardandosi piuttosto attorno.
La scorsa estate De Laurentiis ha reso industriale, almeno nelle dimensioni, lo stesso approccio. Ha venduto Koulibaly — e pensa a come può sentirsi adesso il buon Kalidou, così affettuoso nei tweet d’addio — ma soprattutto ha lasciato cadere le sollecitazioni al rinnovo di Lorenzo Insigne e Dries Mertens. Dopo diverse stagioni altamente competitive, ma franate in vista del traguardo, il Napoli aveva bisogno di sangue fresco, di gente che non avesse memoria degli “scudetti persi in albergo” ma fosse animata da un desiderio di gloria in purezza.
E anche qui occorre dire che in tanti — soprattutto fuori Napoli, ricordando il brillante Europeo — ci eravamo preoccupati che senza Insigne la squadra avrebbe perso la sua anima. Beh, lo sconosciuto Kvara ha portato la sua, di anima, e ha funzionato come un lievito. Comunque vada a finire, Napoli-Milan di questa sera segna il passaggio di consegne fra due dirigenze che hanno centrato il bersaglio andando contro l’opinione corrente. Hanno vinto la pigrizia usando il suo antidoto: la visione”, conclude Condò.
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