Il n1 del Milan Gerry Cardinale ha spazzato via le critiche riguardanti la modalità di acquisizione del club dal fondo Elliott
Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sette, settimanale del Corriere della Sera, il n1 del Milan e di RedBird (fondo proprietario del club) Gerry Cardinale ha chiarito una volta per tutte la modalità d’acquisizione del club. In molti, durante l’estate scorsa, hanno criticato e alzato inutili polverini sul “vendor loan“, ovvero il prestito ad un tasso di interesse agevolato che Elliott, il fondo che prima controllava il club di via Aldo Rossi, ha concesso a Gerry Cardinale e al fondo RedBird per completare l’acquisizione del Milan.

Il rapporto con Elliot e l’investimento in Italia
Di seguito, la risposta di Gerry Cardinale alla domanda del giornalista Venanzio Postiglione e della giornalista Arianna Ravelli, autori dell’intervista.
Tutti sanno che RedBird è stata finanziata da un vendor loan per l’acquisizione. Come sa, questo ha generato molti rumor: questa è l’occasione per chiarire
“Spazzatura. La realtà è che alla proprietà RedBird fa capo il 100% del Milan: ha messo 600 milioni di capitale e controlla il 100% di quel capitale. Ho ritenuto che la continuità con Elliott fosse una virtù e perciò ho preferito un suo puro finanziamento, senza quote nel capitale, per 550 milioni a un tasso di interesse molto interessante, che pagherò in tre anni. Avrei potuto raccogliere un miliardo cash, avrei potuto coinvolgere banche terze ma ho scelto di farlo con Elliot, perché ho un enorme rispetto per Paul e Gordon Singer. E’ stato un modo intelligente di comprare il Milan: certezza, rapidità, la possibilità di assicurarmi continuità per partire forte”.
E’ pentito di aver investito in Italia? Pensa che la burocrazia sia troppo opprimente?
“No, qui mi sento a casa. Quando abbiamo comprato il Milan, in America mi dicevano: “Siete pazzi, non potete fare affari in Italia. C’è la burocrazia, c’è la politica”. E quando ho pensato di costruire un nuovo stadio, mi è stato detto: “Scordatelo. Hai visto cos’è successo a Roma?”. Ma, a parte che sentirmi dire che non riuscirò a fare una cosa aumentata la mia determinazione, io vedo l’Italia con occhi diversi, penso che gli italiani siano collaborativi e aperti al dialogo. Mi piacerebbe investire di più qui. Quando costruiremo il nuovo stadio sarà un progetto da un miliardo e sarebbe un bel segnale se fosse sostenuto anche da capitali italiani. Sarebbe una risposta a chi sostiene che in Italia non si può fare impresa”.
E lei è soddisfatto del suo primo anno di Milan?
“Non ho ancora fatto nulla! Sono entrato in punta di piedi, ho mantenuto l’organizzazione ereditata. Del resto, ho grande rispetto di Paolo Scaroni, scelto da Elliott che ha fatto un grande lavoro e che ringrazio è così coerente con il mondo da cui provengo e al tempo stesso così milanista e autorevole. Una delle mie mosse migliori è stato portare al Milan Giorgio Furlani (ad) e Stefano Cocirio (direttore finanziario) che hanno lasciato Elliott senza controversie. Mi ha dato il tempo necessario per valutare cosa funzionava e cosa no. Questa è la prima stagione in cui metto mano al calciomercato, al progetto stadio e iniziamo ad applicare le nostre idee per valorizzare il brand”.
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