Sulle colonne di Repubblica, Paolo Condò paragona il Milan di Berlusconi e quello di Cardinale a poche ore dal primo derby della stagione
In un forte editoriale pre-derby sulle colonne dell’edizione di oggi de La Repubblica, Paolo Condò ha paragonato il primo Milan di Silvio Berlusconi (1986) e quello di Gerry Cardinale (2023). Dopo una piccola anticipazione sulla partita di domani contro l’Inter, Condò mette a confronto tra analogie e differenze il lavoro dell’ex Presidente del Milan, scomparso da poco, e quello del numero uno di RedBird Gerry Cardinale: idee, competitività e i sacrifici di Maldini e Rivera.

Un derby asimmetrico
“C’è un’evidente asimmetria emotiva nel derby che va in scena domani a San Siro. Inter e Milan viaggiano in testa alla classifica a punteggio pieno, oltre a vincere giocano bene e oltre a giocar bene palesano la consapevolezza di chi a primavera è andato molto lontano in Champions, e al di là dei proclami di umiltà così richiesti in questo mondo sa — è consapevole — di doversi guardare in Serie A da 6/7 squadre, non di più. Ma la diversità emotiva non viene da fuori, il suo innesco è dentro i club, dentro le tifoserie che da anni riempiono San Siro in ogni ordine di posti, anticipando la riscossa dei loro eroi. A dispetto del debito a monte, la cui risoluzione è demandata al prossimo proprietario — la scadenza debitoria di primavera pare la data in cui diventerà presente — l’Inter è un pianeta tranquillo, totalmente in mano al suo management italiano la cui abilità gestionale è riconosciuta in ogni angolo dell’agorà calcistica”.
Milan, Berlusconi e Cardinale
“È il Milan a stropicciarsi gli occhi. O, meglio, a considerare con sorpreso compiacimento il livello della squadra allestita dalla proprietà RedBird non soltanto con i milioni incassati dal Newcastle per Tonali, ma mettendo a disposizione del mercato i proventi dell’ultima Champions, e ciononostante chiudendo il primo bilancio in attivo dal 2006. La defenestrazione di Paolo Maldini, unita alla subitanea cessione della nuova bandiera, aveva gettato nella costernazione una larga fetta del popolo rossonero, quella che con il nome Maldini si sentiva in debito: e giugno non era stata un’amarezza silenziosa, ma una valanga di critiche, improperi e tessere stracciate “sulla sfiducia” nel fondo-che-vuole-solo-fare-soldi. Beh, non è andata così e oggi tante chat riflettono su questo secondo ingresso nel mondo nuovo del quale il Milan è pioniere dopo il 1986 di Silvio Berlusconi, con il curioso e probabilmente non casuale sacrificio del figlio prediletto — Rivera allora, Maldini oggi — per non farsi distrarre dai sentimenti. Ma Berlusconi acquistò un Milan a metà classifica e reduce da due retrocessioni, mentre Cardinale ha acquisito un club che aveva appena vinto uno scudetto tanto inatteso quanto entusiasmante”.
1986 e 2023
“Comunque, il paragone fra 1986 e 2023 resta calzante. Berlusconi fu il primo, almeno in Italia, a immaginare la moltiplicazione dei ricavi insita nel calcio televisivo; RedBird ha completato il (lungo) risanamento e l’ha festeggiato parlando di moneyball ma acquistando con occhi da scout. Oggi non c’è club che non lo invidi un po’ per l’equilibrio raggiunto fra bilancio in ordine e competitività della squadra. E se i tanti milanisti di sinistra all’epoca riuscirono a separare le vicende politiche del loro presidente da quelle sportive, figurarsi oggi che si parla soltanto di soldi”
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