Fabio Capello ha parlato dello scudetto del Milan alla Gazzetta dello Sport, dando dei consigli ai rossoneri in campo europeo.

«Non avevo mai visto niente di simile a quanto accaduto in questi giorni. Le migliaia di persone in strada, piazza Duomo gremita, una festa straordinaria. L’attesa è stata finalmente ripagata: è stato un tributo giusto e meritato per quanto fatto durante tutta la stagione».
La bacheca che ha contribuito a riempire oggi si rinnova con Pioli: quale considera la sua dote principale?
«La capacità di trasmettere alla squadra la voglia di migliorarsi e la convinzione nel poterlo fare davvero. Ha costruito una base solida nella stagione precedente e da lì ha preteso di continuare a crescere e si è fatto seguire. Nell’ultimo periodo ho visto una squadra matura, forte, che aveva più voglia di vincere delle altre. Pioli è stato un grande psicologo perché prima di questa serie di vittorie c’erano stati momenti di difficoltà: lui ha saputo intervenire sul gioco quanto sulla testa. Gli è stato assegnato il Premio Bulgarelli, di cui sono Presidente di giuria: avevo suggerito tre mesi fa di dargli questo riconoscimento».
Continuando a crescere il Milan può tornare anche ai vertici d’Europa?
«Quella è una cima molto più ardua da raggiungere, la scalata si fa decisamente più difficile. La concorrenza è ricca e agguerrita, riesce ad arrivare per prima sui grandi giocatori che fanno la differenza. Questo Milan ha una visione strategica diversa, guarda al futuro più che al presente. Per competere in Europa occorre invece guardare all’oggi, prendere giocatori pronti subito».
Dunque una vetta irraggiungibile?
«No, una soluzione c’è. Questo è un gruppo interessante, può diventare una mina vagante se la dirigenza riesce a indovinare almeno altri tre acquisti di spessore. Lo hanno già fatto».
Si riferisce a…?
«Kalulu è una rivelazione, è concentrato, attento, perfettamente calato in un ruolo che all’inizio non era il suo. Ha fatto un salto di qualità incredibile. Theo Hernandez e Leao sono autori di giocate di altissimo livello, valgono il prezzo del biglietto. La facilità di corsa e la delicatezza nel tocco di palla di Leao sono uniche, nessuno aveva una combinazione simile tra i grandi campioni che ho allenato. Sembra danzare, è il Roberto Bolle del calcio. Fa cose difficili apparentemente con semplicità, senza sforzo. Mentre lui va via, gli avversari sembrano immobili. E poi, ovviamente, Tonali: la massima espressione della maturità raggiunta dalla squadra. Lo avevo apprezzato al Brescia, mi congratulai con Maldini quando lo presero: si era perso e si è ritrovato, così ha dimostrato qualità e caparbietà».
Una squadra di giovani capitanati da Ibrahimovic. Gli consiglia di proseguire?
«Nessuno ha la sua stessa convinzione. Di migliorarsi, come al tempo in cui lo conobbi io, e di vincere. Una voglia che lo contraddistingue ancora oggi, resta un leader tecnico e carismatico. Ibra è ritornato in un Milan in difficoltà e lo ha riportato al vertice, trasmettendo la sua mentalità. Sul futuro dipende solo da lui, dalle sue condizioni fisiche: su questo nessuno può dargli consigli».
Conosce perfettamente anche Paolo Maldini: si aspettava che arrivasse così in fretta al vertice anche nel nuovo ruolo dirigenziale?
«Un ruolo difficile in cui ammetto che mi ha sorpreso. La stessa sorpresa di quando Nils Liedholm lo convocò per la prima volta: Paolo era poco più che un ragazzino e io non lo ritenevo ancora pronto per giocare con i grandi. Con la stessa velocità con cui ha trovato spazio in prima squadra da giocatore, oggi si è calato nei panni del dirigente. È un ruolo diverso, in cui oltre alle competenze e alle capacità di analisi ci vuole esperienza. Lui ha fatto tutto molto in fretta, anche in questo caso è riuscito ad arrivare ai massimi livelli in pochissimo tempo».
Tra passato, presente e futuro: c’è qualche elemento che unisce il suo grande Milan al gruppo Campione d’Italia di oggi?
«L’unione che vedevo in campo allora e che ritrovo oggi è effettivamente la stessa. La voglia di stare insieme si nota sul campo, la determinazione e il sacrificio che ognuno è disposto a fare in favore del compagno. E anche la voglia di emergere, il volere a tutti i costi la vittoria, andando oltre le critiche che in passato ci sono state. Sono stati superiori a tutto. Hanno reagito ai momenti negativi da grande squadra. E oggi ne raccolgono i risultati. Bravi».
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