Con l’allontanamento di Paolo Maldini e Ricky Massara, l’estate del Milan è cominciata con una vera e propria rivoluzione di calciomercato. La Gazzetta dello Sport in edicola questa mattina ha rintracciato e intervistato Alberto Zaccheroni, colui che guidò nel 1998 il Milan allo scudetto proprio dopo una rivoluzione di calciomercato, con tante cessioni e l’arrivo di 9 giocatori nuovi (+2 nel mercato di riparazione).
Sul cambiamento: è possibile vincere lo stesso?
«Il Milan che presi io nei due anni precedenti arrivò decimo e undicesimo con Sacchi e Cappello, dunque qualche problema l’aveva per forza. Non è il caso di questo Milan, che per me ha fatto molto bene. E non è una squadra consumata. Allora c’era da cambiare anche sul piano del gioco, bisognava ridurre il campo d’azione dei giocatori, perché la loro qualità non si discuteva ma la quantità sì essendo in là con gli anni. Mi sono basato sullo zoccolo duro, Maldini, Costacurta e Albertini. Ho detto che avevo un’idea per risalire e loro mi risposero: ci convinca e le verremo dietro. Beh, hanno trascinato tutti. Poi qualcun si è anche adattato come Leonardo, che misi a destra. E tanto tempo dopo mi disse: “Non ho mai fatto tanti gol e assist come in quella stagione”. Ora giocano tutti a piedi invertiti».
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Sugli arrivi al Milan nel calciomercato 1998
«Non li chiesi io, li prese Galliani. Ma mi hanno aiutato conoscendo il 3-4-3. Helveg copriva tanto campo, Bierhoff segnava facile. Guglielminpietro? Lui era un attaccante e come attaccante ne avevo di più forti. Ma Guly aveva una gran gamba, quello che mi serviva a sinistra del centrocampo. Così l’ho reimpostato lì. Non è vero che eravamo scarsi, avevamo qualità, altrimenti non vincevamo. Ma dovevamo modificare qualcosa. Il ritorno di Ambrosini fu decisivo. Avevamo bisogno di uno che coprisse 80 metri di campo, bravo negli inserimenti. Lui ha permesso ad Albertini di giocare davanti alla difesa».
Zaccheroni su chi invece ha utilizzato poco
«Diverse ragioni. Per dirne uno, Ayala. Billy giocava in maniera straordinaria, con me ha fatto tre anni stupendi. Alla faccia di chi diceva che ormai era un ex. Dunque Ayala era chiuso. Ho fatto giocare chi dava più garanzie. Mi sono concentrato sempre sulla qualità, e cambiando di ruolo a parecchi giocatori. L’avevo fatto anche a Udine. Lehmann era il primo ma ha perso il posto alla 2a giornata a Cagliari. Non si era inserito nel gruppo, troppo importante. Così ho messo Rossi, ma dopo che Abbiati lo ha sostituto causa lunga squalifica non l’ho più tolto perché era una garanzia. E pensare (ride, ndr.) che nelle partitelle lo facevo giocare centravanti e gli dicevo che se andava male in porta ci stava bene come 9 in C1».
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Sul calciomercato del Milan di oggi: dal rinnovo di Leao a Tonali, passando per il ruolo mancante
«Certo, ha enorme qualità. Era da tenere assolutamente. Quest’anno però deve alzare la quantità, ha coperto meno campo della scorsa stagione. Chi non cedere assolutamente? Tonali, lui non si può toccare, è fondamentale. Non vedo un giovane in Italia superiore a Tonali nell’imbuto di centrocampo. Dipende sempre da come vogliono giocare, ma dove serve più qualità è sempre davanti. Ruolo mancante? Prenderei un attaccante come alternativa a Giroud. E poi può darsi che De Ketelaere sbocci. Io vedo qualità in lui, prima di bocciarlo ci ragionerei molto».
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