Tra emozioni, dati, addii e tanti, tanti nuovi arrivi: Pierluigi Pardo ha raccontato così il calciomercato estivo del Milan
In un editoriale sulle colonne della Gazzetta dello Sport, il telecronista e conduttore televisivo Pierluigi Pardo ha fatto il punto sul calciomercato del Milan, completamente rivoluzionato sia dal punto di vista degli uomini che della filosofia. Dai nuovi arrivi sul calciomercato agli addii molto, molto importanti: come sarà la prossima stagione del Milan?

Il racconto di Pardo
Di seguito, il racconto del calciomercato del Milan, sia dal punto di vista umano che da quello del campo, di Pierluigi Pardo.
“Intendiamoci. Ad oggi, in questo caldo lunedì di fine luglio nessuno può sapere davvero come andrà a finire. E cioè se il mercato rivoluzionario e piuttosto ipertrofico del Milan funzionerà, e soprattutto fino a che punto. Quello che è certo è che un mese dopo il distacco doloroso da Sandro Tonali tutto è completamente diverso. Una rivoluzione vera e propria. Difficile e, almeno all’inizio, impopolare, come tutti i cambiamenti repentini. Solo un paio di settimane fa un simpatico signore di stretta osservanza sacchiana vicino alla Porta Romana di Todi si era avvicinato e con un bell’accento tuderte esprimendo il suo profondo sconforto per la cessione del centrocampista. «Abbiamo perso l’anima», questa l’inconsolabile sintesi”.
“Avevo provato a rincuorarlo, a fargli capire che per quanto doloroso quel sacrificio non era stato vano. Adesso è chiaro, c’è una nuova generazione di gente forte e giovane pronta a dare un pesante contributo e se un mese fa lo scetticismo poteva trovare ampio diritto di cittadinanza tra i tifosi adesso ci sono invece prove contrarie inconfutabili: il mercato sta seguendo una strada molto coerente e precisa. Prospetti giovani e di talento. Allego una piccola lista: Pulisic quattro estati fa nel passaggio da Dortmund a Londra valeva più di sessanta milioni e fino alla pessima (ma non solo per lui) scorsa stagione nel Chelsea, era comunque un punto di riferimento. Loftus Cheek ha avuto alti e bassi ma se ritrova lo spirito di qualche tempo fa è un titolarissimo, Reijnders si candida ad acquisto furbo della stagione, possesso e verticalità, Okafor non ha nessuna voglia di fare la riserva a Giroud, Chukwueze moltiplica la vocazione da corsa della squadra, immaginarlo sulla fascia opposta a Leao è un bel pensiero nella testa di Pioli. Tutti giovani, carini e tatticamente duttili, compreso l’ultimo arrivo di Musah, garantiscono molte opzioni. Soluzioni ed assetti variabili, con conseguente aumento della profondità della rosa. Ovviamente, come tutte le scommesse anche questa porta con sé un preciso margine di rischio. Le incognite non mancano, per la giovane età di molti degli arrivati ma soprattutto perché sul piano della personalità il peso degli addii potrebbe farsi sentire”.
“Non mancherà soltanto Tonali leader del centrocampo ma soprattutto Paolo Maldini che resta la Storia, l’uomo che nella tempesta ci ha messo sempre la faccia, un’interfaccia preziosa tra società e spogliatoio, oltre che un dirigente capace assieme a Massara di portare in tempi recenti profili decisivi nella rinascita rossonera. Proprio questo possibile deficit di anima, di identità, tra l’altro nell’anno dell’addio di Ibra, è un tema da considerare. Inoltre, con così tanti nuovi giocatori Pioli dovrà lavorare sodo (i primi riscontri sono peraltro incoraggianti) per partire forte, visto il calendario complesso delle prime quattro giornate: Bologna, Toro, Roma all’Olimpico e derby. L’entusiasmo o la delusione di quelle prime partite potranno condizionare il resto del percorso. Quello che è certo è che al di là della narrazione accattivante ma piuttosto cinematografica del modello Moneyball, degli aridi database, degli algoritmi destinati a sostituire la sensibilità artigianale, il fiuto dei dirigenti, il Milan di Cardinale, Furlani e Moncada fin qui sembra lontanissimo da qualsiasi smobilitazione, anzi sembra aver imboccato una via precisa. Fa male dirlo, lo so, ma di fronte a tutti quei soldi Sandrino poteva (e forse doveva) essere venduto, a patto di non metterli in banca, i soldi, ma spenderli sul mercato. Sta accadendo proprio questo, e tra l’altro i trentenni non si comprano più, si punta sui giovani e su chi ha voglia di rivincita. Se basterà per alzare trofei a fine anno è impossibile dirlo, ma la sensazione è che il Milan stia guidando gli eventi e non li stia subendo, e che in un orizzonte di medio periodo questa strada sia tra le più virtuose e praticabili, per provare a costruire un ciclo capace di durare e non soltanto un instant-team concentrato unicamente sul qui e ora”.
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