Brahim Díaz

Per capire la migliore qualità di Brahim Díaz basta prendere i due gol che ha segnato in Serie A con il Milan.
Nel primo, a Crotone, riceve una palla vagante in area piccola e si gira in una frazione di secondo, calciando di prima con il sinistro; nel secondo, arrivato a Firenze, sfrutta la sponda di Kjaer su un corner e si materializza come un fantasma sul secondo palo, spingendo dentro la palla da pochi passi. Brahim è un tipo molto sveglio.
Sembra quel compagno di classe che non sapevi mai quanto avesse studiato, poi però, in un modo o nell’altro, era sempre tra i migliori della classe. Con lui succede lo stesso.
Nonostante non sia un titolare fisso di questo Milan, è difficile vedere uno spezzone di una sua partita dove non lasci un segno tangibile del suo talento. Un controllo orientato in una situazione difficile, un cambio di ritmo con la palla tra i piedi, un passaggio illuminante oppure un dribbling secco, di quelli che ti lasciano sul posto. La sensazione generale però, è quella di aver visto comunque troppo poco di Brahim, almeno fino a questo momento.
Eppure, il fatturato di questa sua prima stagione recita 5 gol, 2 assist e un rigore procurato. Non sono cifre banali per un ragazzo di 21 anni alla sua prima stagione in Italia.
È il quinto miglior marcatore della rosa, alla pari con Theo e Rebic. In termini di impiego, lo spagnolo ha giocato 1555 minuti, collezionando 31 apparizioni, con una media di 50 minuti a presenza. Un rendimento più che accettabile, quindi, per un giovane partito all’inizio della stagione come un’alternativa là davanti.
Stefano Pioli lo ha utilizzato principalmente al posto di Calhanoglu, al centro della trequarti, ma anche come mezzapunta sinistra in alcune occasioni. Brahim si trova più a suo agio quando agisce in zone centrali, sfruttando questa sua capacità di nascondersi ed essere trovato alle spalle della linea avversaria, per poi partire in conduzione, puntare la porta o servire un filtrante.
Al momento, lo spagnolo è un giocatore di proprietà del Real Madrid, dal quale il Milan lo ha prelevato in prestito secco lo scorso giugno. Nei piani di Zidane non sembra rientrare, ma, nel caso in cui i Merengues dovessero cambiare allenatore la situazione potrebbe cambiare. A fine stagione la dirigenza rossonera si riunirà con quella del Real per capire quali sono i margini di manovra.
Quanto potrebbe servire un Brahim Díaz a questo Milan il prossimo anno? Con la speranza di avere un impegno come la Champions League, non è un giocatore da sottovalutare in ottica rotazioni. Difficilmente il Madrid farà sconti, dato il prezzo pagato al City per il suo acquisto – 17 milioni di euro – e il contratto firmato fino al 2025. Inoltre, c’è anche un 15% di una futura rivendita che andrà a finire nelle casse del club inglese.
Se la società volesse provare a trattenerlo, la soluzione ideale sarebbe rinnovare il prestito per un altro anno e fissare un eventuale obbligo o diritto di riscatto.
I punti a favore di una sua permanenza sarebbero diversi:
- Conosce già la squadra
- Si è inserito bene
- Ha dimostrato di dare un discreto apporto come alternativa
- Rientrerebbe nella linea dei giovani che sta seguendo il Milan, anche per fare player trading e aiutare la liquidità delle casse rossonere.
Nel caso in cui non dovesse rimanere, invece, difficilmente i tifosi rossoneri perderanno il sonno. A quel punto, però, andrebbe trovato un sostituto sul mercato, sempre con prezzi accessibili e con qualità per fare il vice-Calhanoglu, con il caso rinnovo del turco che ancora non si è sbloccato.
Di Brahim Díaz se ne riparlerà, inevitabilmente, a fine stagione. Vedremo anche nelle ultime dieci partite di campionato quale sarà il suo contributo alla corsa Champions. Chissà che non possa arrivare nelle prossime gare il momento giusto per convincere tutti.
photocredits acmilan.com