Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex Inter Beppe Bergomi ha parlato del derby contro il Milan.
Bergomi, come si gestisce la pressione di un derby?
«È la gara più importante dell’anno, c’è poco da fare. Per me lo è ancora oggi. Pensi che non riesco a vederla da seduto quando sto a casa. Mia figlia l’ultima volta mi ha detto: “ma perché non ti siedi?”. Ma niente, faccio avanti e indietro, impossibile provare a rilassarsi. Da giocatore invece era tutta un’altra cosa: io non badavo allo stadio pieno, restavo concentrato su quello che dovevo fare e il pubblico diventava un brusio lontano».
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È stato capitano di tante battaglie pure nelle giovanili, provava a tranquillizzare gli altri?
«No, ognuno ha il proprio modo di vivere il momento. Io mi giocai il primo titolo nei Giovanissimi proprio in un derby, vinto ai supplementari. Negli anni ho sfidato Evani, Incocciati, Battistini, Andrea Icardi. Ragazzi che poi ho ritrovato nei derby in A. La rivalità è stata sempre sana, cominciava e finiva tutto in campo, con grande rispetto. Una volta provai a battere una punizione veloce, Maldini mi pestò la mano, poi mi fece l’occhiolino: finita lì».
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L’Inter è avvantaggiata per aver stravinto in Supercoppa?
«Sarebbe imperdonabile pensarla così. Bisogna resettare tutto. Il derby si vince nel momento esatto in cui non accetti l’idea di perderlo. Non conta il momento, ma la voglia, la motivazione».
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