il 06/10/2022 alle 22:30

L’aspettativa falsa la realtà: i fatti impongono pazienza

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Il trittico di incontri di ferro non è iniziato nel migliore dei modi. Direi proprio in maniera disastrosa. Troppo netto il divario allo Stamford Bridge ieri sera sotto l’aspetto tecnico, mentale e del ritmo. Un deserto troppo esteso per provare a trovare una fonte di speranza alla quale abbeverarsi.

Per quanto possa valere il mio pensiero, vi invito alla calma. L’esercizio di sentenza è troppo pericoloso. Nel calcio ritorna a rinfacciare tutto con gli interessi. Però non è questo il punto.

Partiamo dal titolo di questo mio editoriale: “L’aspettativa falsa la realtà: i fatti impongono pazienza”. Cosa ci si aspetta da questa squadra?

La sera del 22 maggio un po’ tutti abbiamo commesso l’ingenuità di considerare questo gruppo, all’inizio di un’ascesa e con lo scudetto sul petto, squadra da battere.

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Per carità, il talento messo a disposizione di Pioli è importante nell’immediato e di prospettiva. Lo scorso campionato la vittoria è stata strameritata, altro che “avete vinto grazie a tizio o a caio… “.

Non significa stracciare la “patente da tifoso” se si pensa che lo scorso anno, nella parte finale, la squadra ha over performato. Senza nulla togliere alla qualità complessiva, anche le big riconosciute come tali, raggiungono obiettivi prestigiosi andando oltre un limite in un determinato momento storico.

Nel titolo faccio riferimento ai fatti per prendere contatto con la realtà. E spiego.

Lo scorso anno il Milan con la coppia Kalulu – Tomori ha subito appena due gol nelle ultime 11 partite. In questa stagione in nove partite ufficiali tra campionato e Champions, abbiamo subito la bellezza di 13 gol. Al netto di prestazioni poco consone alle proprie qualità (vedi Tomori), evidentemente il dato è di duplice lettura/quesito:

  1. Mancanza di un equilibratore e schermo davanti alla difesa che porta il nome di Franck Kessie?
  2. Questa coppia difensiva è realmente assortita?

Tralasciando i discorsi tattici, lascio il primo quesito ai posteri … Questo Milan nasce giocando con due giocatori di “reparto” come ama definirli Paolo Maldini, Kjaer e Romagnoli. A gennaio 2021, fu lo stesso Direttore dell’area tecnica ad esprimersi così sul difensore: Un difensore per me è abbastanza facile da leggere. Prima veniva richiesto un giocatore che stava bene in un reparto, adesso andrei a prendere un giocatore che è forte nell’uno contro uno”. Da li la grande intuizione di Tomori da affiancare al danese.

Infortunatosi Kjaer il Milan va su Botman ma tutto sfuma. “Per forza, con Kalulu e Tomori è inutile investire in difesa” era il pensiero di molti.

Ma è ancora l’ex capitano a darci tra le righe una risposta chiara. Maldini è uno che parla poco ma quando lo fa, ti fa arrivare il messaggio. Queste le sue parole alla Festa dello Sport di Trento di due settimane fa, sulle strategie di mercato:

Innanzitutto il mercato è dinamico. Abbiamo provato a prendere Botman che avrebbe esaurito il nostro budget, virando su altri magari in prestito per quel ruolo”.

Nessuna parola su un reparto forte e completo ma solo questione di budget. Vi dirò di più. Nonostante otto mesi fuori per infortunio, Pioli impiega Kjaer appena può. L’ha fatto con il Sassuolo in coppia con Kalulu e poi contro Sampdoria, Napoli ed Empoli in coppia con Tomori.

Capite il mio dubbio al punto due e il concetto di reparto over performante? Non a caso dal mercato estivo è arrivato Thiaw molto più vicino alle caratteristiche di Kjaer che di Tomori e Kalulu.

L’aspettativa sta facendo entrare nel “trita calciatori” anche Charles De Ketelaere. Il suo rendimento è sotto gli occhi di tutti ma diamogli il beneficio e il tempo dell’errore. Perché deve essere lui a confermare il pensiero di qualcuno secondo il quale sarebbe stato l’erede di Kakà? Ragazzi l’aspettativa pesa, cavolo se pesa.

A proposito. Così come per Charles, diamo a tutta la squadra la giusta collocazione. Il fatto di essere il club tra i più titolati al mondo, tornato in Champions con lo scudetto sul petto, non fa di questo Milan un top team di diritto.

Nell’anno del secondo posto siamo usciti agli ottavi di Europa League con prestazioni altalenanti. Ad oggi, in nove incontri di Champions (lo scorso anno ultimi nel girone), abbiamo ottenuto 8 punti su 27 a disposizione segnando 10 gol e subendone 14.

È brutto perdere come contro il Chelsea ma cosa stupisce? In Europa per noi in questo momento si gioca un altro sport. Aver vinto in Italia non significa essere tornati competitivi come la storia ci ha abituato. Il 22 maggio è solo ripartito il nostro viaggio e dobbiamo accettare tutte le “soste obbligate”.

Non facciamo un torto alla nostra passione se accettiamo un limite o pensiamo di aver raggiunto un obiettivo andando oltre le possibilità di quel momento.

“Se vuoi descrivere ciò che è vero, lascia l’eleganza al sarto” diceva Albert Einstein. Quindi la nostra storia, la tradizione, lo scudetto sul petto sono distintivi della nostra “eleganza” costruita nel tempo.

La realtà è sporcarsi le mani nel fango, accettare e superare ostacoli, delusioni. È questa concretezza che ci permette di costruire con pazienza, nel quotidiano, l’abito perfetto per noi.

Sarà bello o brutto? Solo il tempo lo dirà ma sicuramente sarà vero e tutto nostro.

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Photocredits: acmilan.com

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