il 02/10/2023 alle 08:57

Adli divide il “Club”: casualità o necessità? Il paragone con Asllani

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Perché Adli è diventato tutto d’un tratto il “play” titolare del Milan? Al Club di Sky Calcio si discute tra casualità, necessità, fattori psicologici e il paragone con il centrocampista dell’Inter

Anche al Club di Sky Calcio condotto da Fabio Caressa ieri sera, uno dei temi portanti della seconda parte di trasmissione è stato Yacine Adli, alla seconda di fila da titolare con la maglia del Milan. Al tavolo della trasmissione televisiva sono seduti Beppe Bergomi, Giancarlo Marocchi e Luca Marchegiani, ospiti ai quali vengono poste le questioni che tanti tifosi rossoneri si sono chiesti negli ultimi giorni: perché Adli non ha mai giocato con la maglia del Milan? Cos’è cambiato quest’anno? E’ un fattore psicologico, di casualità o di necessità? Di seguito, riportiamo integralmente la discussione avvenuta ieri sera su Sky Sport.

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L’importanza delle rotazioni

Ad introdurre l’argomento è il conduttore Fabio Caressa mentre a rispondere almeno inizialmente sono Beppe Bergomi e Giancarlo Marocchi. Cosa ne pensano al Club di Sky Calcio di Yacine Adli nuovo protagonista del Milan? Quando è fondamentale per un club che gioca tante partite far sentire tutti importanti includendoli nelle rotazioni?

Caressa: “Sempre nel Milan, che ne pensate di Adli? L’anno scorso era un giocatore che sembrava completamente perduto, non giocava praticamente mai, 140 minuti in tutta la stagione… E invece ieri secondo me ha fatto una partita non solo tecnicamente buona ma anche di temperamento. Che poi è quello che Pioli richiede a Krunic: tenere gli uomini, andare a coprire gli spazi quando ci sono spazi aperti. Mi ha impressionato: com’è impossibile che in un stagione un giocatore gioca 140 minuti e in quella dopo l’allenatore dice che è la prima riserva nel ruolo? Cosa può essere cambiato?”

Bergomi: “Ne parlavamo prima, si gioca tanto. Tutte le squadre hanno bisogno di fare delle rotazioni, anche profonde. E di dare fiducia ai giocatori della propria rosa, coinvolgerli tutti. Arrivo a dirti che ieri, per la prima volta, anche Asllani è entrato in campo molto bene come Adli. Bisogna dare fiducia a certi giocatori e farli entrare in rotazioni che devono necessariamente essere profonde. Quando tu hai tre partite in una settimana e poi ti arriva la Champions devi decidere quali sono le partite importanti, dove devi fare giocare certi giocatori, e in quali partite invece puoi rischiare qualcosa. Io penso questo, per quello diventano importanti e gli fai sentire la fiducia”.

Marocchi: “Li fai sentire importanti, e soprattutto se sei l’Inter o il Milan, che sono due squadre già ben definite, pronte e fatte a differenza del Napoli e della Juventus, a maggior ragione le rotazioni con Asllani e Adli sono le immagini del fatto che quando la squadra funziona, funzionano anche questi giocatori”.

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La genesi di Adli titolare nel Milan: fattore psicologico, casuale o di necessità?

La seconda parte del discorso su Yacine Adli si concentra sui fattori che lo hanno portato a diventare, di fatto, un titolare del Milan di questo periodo: perché l’anno scorso non ha mai giocato? Possiamo parlare di psicologia, di causalità o di necessità?

Caressa: “Può essere anche una cosa psicologica? Che sanno giocare si sa…”

Marchegiani: “La genesi di Adli in quel ruolo è data dalla necessità, con Bennacer e Krunic infortunati in un ruolo dove non hai un regista vero e proprio. A Pioli serviva una riserva di Krunic perché in tutti gli altri ruoli ha una riserva per ruolo, Loftus-Cheek ha Musah, Reijnders ha Pobega… Ha intravisto la possibilità che Adli potesse giocare in quel ruolo, gli è piaciuto, si è applicato tanto… Poi, se io lo vedo giocare… mi sembra il suo ruolo ideale? Non lo so, come movenze…”.

Caressa: “Ieri poi come al solito ho sentito utilizzare la terminologia “Zidane”. Ho sentito qualcuno che ha detto che Adli gli ricorda Zidane, ci vuole una bella fantasia…”.

Marocchi: “Dobbiamo accettare delle volte, Fabio, che casualmente succede qualcosa. Perché Mertens, ad esempio, diventa il miglior marcatore della storia del Napoli perché il Napoli era una squadra alla quale mancavano i centravanti. Non è che all’inizio dell’anno Sarri e la società hanno detto ok se mi mancano tutti c’è Mertens. No, in corso d’opera è stato detto “provo lui, funziona”. Io non voglio dire che è tutto caso, perché Pioli li allena e sa che è tecnico, e lì magari in quella partita vuole uno tecnico”.

Caressa: “Mi è piaciuto anche perché ha fatto due entrate dure, ha voluto far vedere che c’era…”.

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